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McEnroe: «Nel doppio per vincere e arrivare al Roland Garros»

A 47 anni in coppia con Bjorkman (33). Obiettivo: salvare la nobile specialità snobbata dagli sponsor

Marco Lombardo

«You cannot be serious», non puoi essere serio. Lo diceva spesso John McEnroe, agli arbitri, agli avversari ma anche a se stesso tanto che ne ha fatto il titolo della sua autobiografia. «Non puoi essere serio», non può, lui genio e sregolatezza, dentro e fuori dal campo e neppure adesso - con un presente di commentatore di successo e di showman apprezzato - quando annuncia di voler tornare a giocare a 47 anni, in doppio per carità, nel torneo di San José. Sarà a febbraio e in coppia con lo svedese Bjorkman (anni 33), l’obbiettivo è arrivare almeno al Roland Garros: «E comunque giocheremo per vincere, come sempre d’altronde».
Già, non può essere serio, ma in fondo John lo fa per una buona causa, per salvare una specialità che tutti ormai snobbano e che si vorrebbe addirittura, se non abolire, sicuramente minimizzare. Lo fa per fare un po’ di pubblicità al tennis che non lo ha mai dimenticato, lo fa perché lui del doppio è stato - in coppia con Peter Fleming - uno dei massimi specialisti (quattro titoli a Wimbledon, quattro negli UsOpen, uno a Parigi più uno ancora in America con Stich): «Il doppio si batte per la sua sopravvivenza e io credo di poterlo aiutare. So che lo posso fare: Jonas è un grande giocatore di doppio, penso davvero che possiamo diventare una coppia competitiva». Forse potrà non essere serio ma Supermac ci crede davvero, in fondo lui nella vita ha provato di tutto remando sempre controcorrente, sin da quando diciottenne, arrivando in semifinale a Wimbledon, conquistò le simpatie del suo idolo, Vitas Gerulaitis. Da lì la sua iniziazione come uomo, più che come tennista, una sera a Milano nel 1979 presenti appunto Gerulaitis e anche il suo grande rivale Borg. Da lì una carriera che anche e soprattutto in singolare lo ha reso uno dei più grandi, con sette titoli del Grande Slam (4 a Wimbledon e 3 a Flushing Meadows), tre Master e il record di 82 vittorie e 3 sconfitte del 1984 che neppure Sua Maestà Federer è riuscito quest’anno a battere. Non può essere serio, anche se lo era davvero quando ammise a carriera finita di aver assunto per anni degli steroidi senza saperlo. Ed in fondo era serissimo quando, per vendicarsi del padre di Tatum O’Neal - la sua prima moglie - che si vantava di averlo battuto a tennis (l’aveva lasciato vincere), portò lei sul letto dove Ryan di solito dormiva con la fidanzata Farrah Fawcett. Fu una notte lunghissima.
Insomma, questo è John McEnroe, l’uomo che sfasciava le sedie al cambio di campo ma che faceva innamorare tutti con il suo gioco così innaturale ma così romantico. L’uomo che ricordando i tempi andati dice che Bjorn Borg è stato l’altra parte di lui: «Dopo che si è ritirato io ho vinto ancora tanto. Ma non ho mai provato la stessa gioia di quando lo battevo». E forse per ritrovare ciò che aveva perso allora l’ultimo eroe delle racchette di legno adesso vuole tornare, anche se a tutti non sembra una cosa seria.

Di sicuro però è geniale.

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