LA ME TUSA LA SPOSA UN TERUN

Dopo aver salutato l'arrivo del 2007 tra canzoni, cabaret e un buffet tutto milanese, la compagnia «Teatro nuove idee» ha proposto al pubblico del teatro Ariberto un grande classico della tradizione teatrale meneghina. Con «La me tusa la sposa un terun» Roberto Fera, rende omaggio al suo cavallo di battaglia giunto ormai alla millesima replica. Nei panni, infatti, dell'autore, ma anche dell'interprete, Fera da anni porta avanti una strenua difesa della sua tradizione e del vernacolo nato all'ombra della Madonnina. «Sono due atti veramente comici che continuano ad avere seguito e successo, nonostante i loro vent'anni».
È già stata replicata quasi mille volte?
«Assolutamente sì, oltre ad essere il mio cavallo di battaglia, la commedia fa parte del repertorio di moltissime compagnia amatoriali, ma non solo. Inoltre, a parte le numerose letture in lingua milanese, La me tusa la sposa un terun è stata tradotta in molti altri dialetti del Nord Italia, come quello veneto o emiliano».
Non pone vincoli a nessuno?
«Le mie commedie sono patrimonio di tutti. A parte il minimo di diritti d'autore, il mio testo è libero di essere interpretato da chiunque».
Come descriverebbe la sua commedia?
«Già dal titolo si comprende che si tratta di una storia divertente. Si tratta di una foto ingiallita di come eravamo: inseriti nella società di un tempo, i protagonisti tra motti, detti tipicamente meneghini, modi di dire che accompagnano nel passato la platea, vivono nei cortili, nelle case di ringhiera, quando ancora esistevano le botteghe e ancora ci si attardava tra i vicoli a chiacchierare».
Uno spettacolo per nostalgici, quindi?
«Attraverso una grande capacità espressiva, sulla scena si racconta di come si viveva un tempo, quando c'era povertà, ma grande poesia. Con questa commedia dipingo sì la memoria ma guardando il futuro, osservandolo attraverso una saggezza popolare.

Ecco perché si tratta di una sorta di work in progress, di un testo sempre evoluzione, aggiornato via via con cambiamenti scanditi dagli eventi della cronaca.
Teatro Ariberto via Crespi 6
fino al 28 gennaio
repliche ore 21 venerdì e sabato, ore 15.30 festivi.

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