Mea culpa degli italiani: «Siamo pessimi automobilisti»

I risultati di un'indagine del gruppo Axa evidenziano come solamente il 19% delle persone interpellate pensa che nel nostro Paese si guidi meglio rispetto alle altre nazioni europee. Meglio di noi si comporterebbero tedeschi, svizzeri e inglesi

Solamente il 19% degli italiani pensa che nel Paese si guidi meglio rispetto alle altre nazioni europee. Per il 49% degli intervistati gli automobilisti tricolori sono scarsi o pessimi. Un sondaggio commissionato dal gruppo Axa in nove Stati europei ha rivelato la scarsa considerazione che gli italiani hanno di loro stessi come automobilisti: solo il 45% degli intervistati afferma che «siamo buoni guidatori». Un giudizio che contrasta con quello espresso nella media degli altri Paesi europei dove nel 66% dei casi si ottiene una valutazione positiva.
Nella classifica dei migliori automobilisti, gli italiani mettono al primo posto i tedeschi (16% di risposte), seguiti dagli svizzeri (8%) e dagli inglesi (7%). Gli europei hanno una considerazione piuttosto negativa degli italiani alla guida: nessuno tra i Paesi europei oggetto dell'inchiesta definisce gli italiani come automobilisti esperti, eccezion fatta per la Germania dove però solamente il 3% degli intervistati ritiene che nel nostro Paese si guidi bene. Comportamenti scorretti e tendenza a correre troppo forse le cause di questo giudizio severo.
Gli automobilisti italiani, comunque, conoscono quali sono i comportamenti da evitare: l'87% ritiene pericoloso guidare a elevata velocità senza rispettare la distanza di sicurezza, l'85% parlare al cellulare senza auricolare o vivavoce, e l'84% reputa un rischio svoltare o superare senza segnalare. Valori leggermente più bassi si riscontrano sulla pericolosità del guidare dopo aver bevuto più di due alcolici (72%) o di viaggiare in città a 65 km/h (62%).
Le percezioni relative agli elementi di pericolosità sono simili a quelle che si riscontrano negli altri Paesi europei.
Numerosi sono però gli automobilisti che dichiarano di assumere proprio i comportamenti ritenuti pericolosi: il 35% risponde al telefono senza auricolare mentre guida, il 14% non rispetta la distanza di sicurezza viaggiando a velocità elevate, il 19% si mette alla guida dopo aver bevuto più di due bevande alcoliche.
Gli italiani, tra i Paesi europei, sono anche i più propensi a guidare senza cintura di sicurezza: lo fa il 36%, rispetto al 10% degli irlandesi o al 14% dei tedeschi. Il nostro Paese, tra l'altro, è quello che reputa meno pericoloso non allacciare le cinture: comportamento considerato rischioso dall'81% degli intervistati, rispetto alla media europea dell'86%. Solamente i belgi ottengono lo stesso risultato.
Il 24% degli italiani, quasi uno su quattro, viaggia spesso - o qualche volta - in autostrada ad una velocità superiore a 160 km/h. Il 44% va ad oltre 65 km/h in città. Comportamenti considerati pericolosi rispettivamente dal 73% e dal 62% degli intervistati.
L'Italia è anche il Paese europeo dove quasi una persona su cinque, il 19%, è convinta che i limiti di velocità servano a sostenere le casse pubbliche con le contravvenzioni. Solamente il 60% pensa invece che le sanzioni siano uno strumento utile per prevenire gli incidenti stradali: la percentuale più bassa tra tutti i Paesi europei. In Slovacchia, ad esempio, il 75% degli intervistati ritiene che i limiti di velocità siano pensati per la sicurezza, convinzione condivisa anche dal 72% dei belgi e dei tedeschi.
«L'insieme di questi dati - commenta Andrea Rossi, amministratore delegato di Axa Assicurazioni - rivela quanto ancora sia fondamentale continuare a lavorare nel campo dell'educazione alla sicurezza stradale. La sottovalutazione sistematica di alcuni comportamenti gravi come il mancato rispetto della distanza di sicurezza o dei limiti sugli alcolici rilevano come sia importante proseguire con impegno sulle campagne di prevenzione per mostrare gli effetti di queste azioni».
Secondo Frédéric de Courtois, amministratore delegato di AXA Mps, «questa indagine permette di scoprire i punti di debolezza e di misurare e analizzare il "tasso" di consapevolezza degli automobilisti italiani ed europei».

«Il confronto tra i diversi Paesi - aggiunge - fornisce informazioni preziose sulle politiche da attuare in termini di prevenzione dei rischi legati alla strada, sottolineando ancora una volta la necessità di rivolgerci soprattutto ai giovani, che più di altri tendono a sottovalutare i pericoli legati alla strada».

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