È strana e per molti aspetti sconcertante la presa di posizione di Romano Prodi sulla reazione del sistema politico e industriale francese alla ventilata Opa dell'Enel su Suez. Strana e sconcertante perché Prodi scopre solo adesso la parola magica della reciprocità. Ma chi era al governo del Paese quando l'Italia liberalizzò, alla fine degli anni Novanta, il mercato elettrico nazionale senza chiedere agli altri Paesi analoga decisione? Il centrosinistra e Romano Prodi naturalmente. E chi era al governo della Commissione europea negli anni 98-2004 quando le cosiddette liberalizzazioni asimmetriche dei singoli mercati nazionali in Europa si consolidarono? Romano Prodi, naturalmente. E chi era presidente dell'Iri quando nel 93-94 furono privatizzate Comit e Credit senza un disegno industriale e finanziario per il Paese? Sempre Romano Prodi, naturalmente. Ma insomma chi ha venduto il 25% dell'economia italiana che era nelle mani pubbliche a prezzi di saldo senza uno straccio di progetto-Paese e senza creare prima investitori istituzionali come i fondi pensione? Il centrosinistra, naturalmente. Quelle partecipazioni statali che avevano garantito all'Italia l'ingresso nei settori a tecnologia avanzata furono in pochi anni vendute all'incanto privando così l'Italia di quegli strumenti necessari per qualsiasi Paese che avesse avuto voglia di giocare un ruolo di protagonista nel riassetto del capitalismo europeo. Oggi Prodi e il centrosinistra scoprono la reciprocità quando sino ad ieri deridevano il concetto di italianità, facevano il tifo per gli olandesi della Abn Amro e per gli spagnoli del Banco di Bilbao e applaudivano l'arrivo dei francesi della Bnp Paribas nella Banca Nazionale del Lavoro. E adesso parlano di reciprocità e di ritorsioni con un atteggiamento pulcinellesco che non si addice alla classe dirigente di un grande Paese. È bene che gli italiani sappiano che la reciprocità è scritta nei trattati comunitari e nelle direttive europee e che, fino a prova contraria, i francesi non hanno violato alcuna di queste norme. Anche quanti invocano la posizione dominante della nuova società che nascerebbe dalla fusione Gaz de France-Suez, sbagliano. La quota di mercato europeo che il colosso francese controllerà, infatti, non sarà assolutamente dominante visto e considerato che altri colossi, dalla spagnola Endesa all'italiana Enel per finire alla tedesca Eon, sono fortemente presenti sul mercato europeo. Ma le norme e le regole che impongono la reciprocità tra gli Stati membri dell'Europa comunitaria per essere vive e vitali devono essere sostenute da politiche industriali e finanziarie nazionali che solo i governi possono fare. O, per meglio dire, potevano fare prima che i buoi scappassero dalla stalla. Tanto per parlare con brutale chiarezza, quando il governo del centrosinistra impose all'Enel di vendere diverse centrali elettriche (le famose «Genco») ha consentito che entrassero nel mercato italiano le francesi Edf ed Electrabel e la spagnola Endesa. Era quello il momento in cui invocare la reciprocità sollecitando politiche industriali e finanziarie, analoghe a quelle praticate da noi per costruire insieme i famosi campioni europei di cui tanto si parla a vanvera senza mai praticarne concretamente la costruzione. Prodi, D'Alema e Amato, insomma, hanno venduto pezzi importanti dell'economia italiana senza imporre ai maggiori Paesi europei politiche analoghe per governare un riassetto del capitalismo europeo condiviso e nel quale ogni Paese potesse giocare un ruolo da co-protagonista. Abbiamo venduto e ci siamo lasciati comprare, senza risanare i conti pubblici e siamo così scivolati verso il ruolo di una colonia di rango. Germania, Francia e Spagna si sono orientate in maniera del tutto diversa da noi, garantendo, in particolare nei settori strategici, la prevalenza di grandi aziende nazionali mentre l'Inghilterra ha scelto da decenni il ruolo di grande piazza finanziaria che gli derivava anche dalla sua storia di guida di un grande impero coloniale. Scoprire oggi la reciprocità come fanno Prodi e il centrosinistra e pensare che possa essere Bruxelles a sostituire quelle politiche nazionali che dovevano essere messe in pista nella seconda metà degli anni Novanta quando abbiamo venduto mezza Italia produttiva, testimonia solo una totale inadeguatezza politica o, peggio ancora, una mentalità da truffatori politici. Prodi e compagni chiedono oggi quello che avrebbero dovuto chiedere ieri, la reciprocità, e vorrebbero oggi quelle ritorsioni che sanno di non poter fare perché l'Italia verrebbe bacchettata dall'Europa. I francesi hanno attivato una politica nazionale che punta a realizzare in campo industriale e finanziario campioni europei ma di nazionalità francese utilizzando gli strumenti che il mercato offre mentre noi non abbiamo tentato neanche per un momento di inserire le nostre grandi aziende pubbliche da privatizzare in un contesto europeo. Tutta qui la crisi dell'Italia e del suo protagonismo. Attenti, però, a non immaginare che tutto sia arrivato per inadeguatezza politica o per caso. C'è stato un disegno scellerato di alcuni uomini adottati e serviti dal centrosinistra che dall'inizio degli anni Novanta hanno puntato al saccheggio del Paese. All'indomani delle elezioni noi faremo i nomi ed i cognomi di questi uomini perché questa non è materia che può ridursi a polemica elettorale. Siamo, infatti, dinanzi a veri e propri tradimenti del Paese perpetrati anche da uomini che hanno avuto o che hanno ruoli e funzioni pubbliche.
Per il momento serve solo un forte sostegno al governo attuale perché fuori da ogni ridicola ritorsione o braccio di ferro, possa aprire un dialogo con i governi francesi, tedeschi e spagnoli al fine di dare all'Europa quei campioni industriali e finanziari che la globalizzazione richiede, unitamente alla tutela del protagonismo di ciascun Paese.ilgeronimo@tiscali.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.