«Al Meazza per vincere, ma non è un esame»

Se non fosse che siamo solo alla terza di campionato un testacoda come il Milan-Lazio di questa sera potrebbe sembrare fantacalcio. L’ex lazietta di Delio Rossi - che qualche mese fa si salvava affannosamente- ora è prima in classifica e pensa in grande come il suo presidente Lotito. Sbancare il «Meazza» un campo che non si riesce a violare dal lontano 1989 non sarebbe male. Carletto e i suoi palloni d’oro sono dunque avvertiti. «Andiamo a Milano in condizione favorevole, ma troveremo una squadra che non si aspettava certo di partire con l’handicap - esordisce mister Rossi -. Ma non faremo certo da da vittima sacrificale, vogliamo vincere e basta. Sono decisamente curioso di vedere come ci comporteremo».
Dopo Cagliari e Bologna è il primo impegno d’elite per una squadra che si candida a far parte delle zone alte della Serie A: Rossi stempera l’attesa: «Non è un esame di maturità, di esami così ce ne saranno ancora tanti. Ci sono state Cagliari e Sampdoria, poi ci sarà la Fiorentina - conclude -. È sempre un esame di maturità»
Da quando è in panchina con la Lazio, non è mai riuscito a battere una delle grandi del nord (Milan, Inter e Juventus). «Il fatto di non aver mai vinto una di queste gare forse manca alla Lazio, ma non a me. Per il Milan è sicuramente un momento duro, però hanno talmente tanti campioni che potrebbero farci davvero male». Sulla nuova stagione, partita come forse nemmeno lui si sarebbe mai aspettato, Rossi ha però messo subito le cose in chiaro: «Dico sempre che possiamo sempre migliorare, c’è ancora tanto da lavorare».
Intanto da una settimana i tifosi sognano il colpaccio. «È giusto che siano orgogliosi di questa squadra così come lo siamo noi - conclude Rossi -. E mi auguro che in futuro lo siano ancora di più. Non è importante dichiarare gli obiettivi, l’importante è centrarli. Sicuramente sulla carta ci sono quattro-cinque squadre che sono superiori a noi, noi lottiamo per i posti che vengono dopo».
Da Milano Ancelotti è come l’Alitalia, sembra sempre all’ultima spiaggia, ma l’impressione è che ci siano risorse infinite. «Penso che abbia ragione Kakà - dichiara il tecnico rossonero - forse abbiamo pensato che le qualità, il talento, dei singoli potessero risolvere tutti i problemi. Occorre invece qualcosa in più».
Ma il tecnico, a suo tempo centrocampista «di poco talento e tanto spirito di sacrificio» (parole sue), non vuole essere frainteso: «Non è un messaggio diretto a Ronaldinho, ma a tutti: il talento serve per carità, ma non sempre risolve tutto». Eppure ammette che, con tre Palloni d’oro in rosa, «probabilmente anche io ho ceduto alla tentazione in alcune scelte». La vittoria in coppa Uefa «non ha reso l’ambiente euforico, ma certo ora siamo un po’ più tranquilli e vogliamo conferme importanti, a partire dalla partita contro la Lazio».
Carletto non svela i tre nomi degli attaccanti titolari: «Non credo che ve li dirò mai», taglia corto, ma confessa che l’ideale «sarebbe avere Kakà dietro una prima punta potente e una seconda più agile».

Conferma invece che Flamini prenderà il posto in regia dell’infortunato Pirlo (e il Milan ne guadagnerà di certo) e che «Gattuso può tornare a giocare già da questa sera con il tutore al polso».
Probabile formazione: Carrizo, Lichtsteiner, Siviglia, Rozenhal, Kolarov, Brocchi, Ledesma, Matuzalem, Mauri, Pandev, Zarate.

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