Da Medea a Nausicaa Le donne del mito che parlano al presente

Circe e le «maledette» della letteratura antica tornano sempre. Perché sono veri archetipi

Da Medea a Nausicaa Le donne del mito che parlano al presente

Una lunga scia di infelicità e di sangue. Una scia di amore e morte, dove la pulsione erotica parte da una bellezza solare per precipitare nel gorgo del dolore. È questa la caratteristica principale dei miti che raccontati in Maledette di Francesca Ghedini (Marsilio pagg. 302, euro 18). La professoressa emerita di Archeologia all'Università di Padova si muove con grande dottrina attraverso il complesso rapporto tra le fonti scritte e quelle iconografiche per raccontare la radice tragica di una serie di miti incrociati. Ovvero il tragico destino delle discendenti del dio Elios: Circe, Pasifae, Arianna, Medea, Fedra. Il destino di queste femmine divine lo abbiamo tutti già in qualche modo letto o sentito raccontare studiando mitologia o anche soltanto guardando qualche film, a partire dai vecchi peplum.

Ma Ghedini con grande maestria mostra come tutte queste storie siano incrociate e sedimentate nei secoli.

Tutto, mitologicamente parlando, parte da quella che potrebbe sembrare solo una salace burla e non il preludio di una tragedia. Amori e amorazzi degli dei non sono infatti temi da turbare le divinità olimpiche. Quando Helios, che tutto vede, informa Efesto che sua moglie Afrodite lo tradisce con Ares, il dio Zoppo inventa una vendetta salace. Non disponendo dei moderni mezzi una vendetta social (come ne capitano persino a Torino) Il fabbro divino costruisce una sottilissima rete che calata all'improvviso imprigiona i due amanti colti nel bel mezzo del fattaccio. E tutti gli abitanti dell'Olimpo vengono invitati a vedere.

Ovviamente, umiliata, è soprattutto Afrodite che non perdona. Ma non tanto Efesto, quanto piuttosto Helios, il celeste spione. Incarica Eros di perseguitare lui e la sua stirpe con passioni tremende e nefaste. Inizia uno stillicidio portato avanti a colpi di passione. Helios si innamora della mortale Leucotoe, Clizia che ama Helios denuncia il loro amore al padre di Leucotoe che finisce seppellita viva. Clizia rifiutata allora per sempre da Helios diventa una pianta per il dolore.

Ma è solo l'inizio di una strage la figlia di Helios, Circe, cresce ribelle e con oscuri poteri. Bella, seduttiva e capaci di arti magiche, finisce segregata in un isola, proprio per l'eccesso delle emozioni che è in grado di suscitare. La sua magia. Complessissimo il suo mito e la sua iconografia, che Ghedini analizza nel dettaglio. Ma quello che resta sempre uguale è il richiamo ad una passione che trasforma in animali a cui non si può resistere.

Peggiore ancora il destino di Pasifae, altra figlia di Helios, che pure era stata destinata al più regale dei matrimonii... Di nuovo una passione bestiale, quella per un toro sacro. Ed un risultato ancora più bestiale: il Minotauro. Ma se quello di Pasifae è un destino atroce non è migliore quello di sua figlia Arianna. Disposta a tutto per Teseo, traditrice della sua famiglia e causa della morte del fratellastro, verrà abbandonata. Sulla tragedia di Medea nipote del Sole e come Circe potente maga? Di nuovo l'amore per Giasone la costringe a tradire la famiglia e poi la porta ad uccidere i suoi figli.

Tra antichi vasi, varie versioni dei miti, mosaici... Francesca Ghedini fa rivivere queste figure complesse che negli ultimi anni anche grazie alla letteratura sono tornate a parlare al presente. Basti pensare al successo di un best seller come Circe scritto da Madelline Miller.

Ma c'è un altro idilio mancato della letteratura e del mito antico che è tornato ad essere protagonista quest'estate. Basta leggere Nausicaa e l'idilio mancato di Giorgio Ieranò, uscito per i tipi de Il Mulino (pagg. 162, euro 14).

Ad una lettura superficiale dell'Odissea la vicenda del naufrago Odisseo e della principessina dei Feaci può apparire solo un prologo al rientro ad Itaca, un buon espediente narrativo. Ma l'esperienza «Tra i Feaci simili agli dei...» in realtà si presta a letture più complesse. Dove di nuovo sotto traccia la passione amorosa gioca un ruolo molto più grande di quanto possa sembrare. E dove di nuovo fanno capolino miti più antiche che probabilmente l'Odissea rielabora.

Nausicaa è qualcosa di più della ragazza ingenua che sembra apparire è la porta tra un regno intermedio tra quello dei mortali e quello degli dei in cui Odisseo deve per forza entrare per riuscire a rompere la maledizione di Poseidone. E di poseidone i Feaci sono i discendenti, però colti e gentili. L'opposto dei ciclopi, che dal padre hanno ereditato solo la forza brutale. E alla fine i Feaci pagheranno cara la loro bontà verso Odisseo. Ma di nuovo i miti si incrociano. Saranno proprio di nuovo i Feaci a salvare Giasone e Medea inseguiti dai soldati del padre di Medea.

I miti guardati da vicino alla fine affascinano e fanno grande letteratura, anche nei saggi, perché alla fine non

spiattellano i sentimenti e le emozioni. Ma velandole e rendendole iconiche ne svelano la tremenda potenza. Che nel tempo non è cambiata, viene solo raccontata in modo più volgare. Rendendocela così meno governabile e comprensibile.

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