Cultura e Spettacoli

«Medea» scolpita da un’Antonacci degna della Callas

Medea la maga, Medea la straniera, Medea la tradita, Medea che per vendetta sacra uccide i figli suoi e di Giasone il traditore. Nella tragedia, è creazione di Euripide e poi di molti altri a lui minori, nell’opera di Cherubini e d’altri ancora; ma nella nostra storia Medea è prima di tutte Maria Callas, che un poco nel film di Pasolini, moltissimo nell’opera di Cherubini, ne ha dato il perentorio sigillo.
Anna Caterina Antonacci non la sfida e non la imita: per il mitico, crudele, amaro, quasi inavvicinabile personaggio di Medea, prova pena e orrore e dentro a sé fatica ad adeguarvisi, ma è talmente immedesimata che la sua fatica diventa quella di Medea nel creare e mantenere la condotta e l'immagine di se stessa, nella bellezza d’una partitura dove le passioni sono scolpite classicamente ma come se la materia non fosse il marmo bensì il fuoco.
Il vero nel teatro non è stile o linguaggio, ma li determina, quando vi sia; e l’autenticità di Medea Antonacci è tale che, anche affrontando un’opera scritta alla vigilia del romanticismo più come un artista dell’Actor’s studio che come un soprano perentorio e sontuoso, è emozionante e credibile: e alla fine non per nulla è acclamata come una diva d’altri tempi.
Forse una rilettura così radicale sarebbe risaltata ancora di più in un contesto tradizionale; ma l’autore di tutto lo spettacolo, Hugo de Ana, ha legittimamente tentato un discorso globalmente innovativo e ha voluto raffigurare il mito senza arcaismi. Una spiaggia scura dai riflessi luminescenti, una nave come un barcone obliquo posto sopra, abiti di appena ieri, un matrimonio da opera verista, un anfratto portuale. Problematico leggere in segni un po’ aneddotici l’ambientazione senza tempo, malgrado l’alta qualità delle immagini, non aiutata dalla direzione appassionata ma un po’ generica e invadente di Evelino Pidò.
Ammirevoli, comunque, il compostissimo tenore Giuseppe Filianoti, il contralto Sara Mingardo, nitidissima e sempre di gran classe musicale, e il basso Giovanni Battista Parodi, un Creonte umano e di voce importante. Un poco pigolante per la parte Cinzia Forte, ricco di suoni e d’espressione il coro preparato da Roberto Gabbiani.

Una serata importante.

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