Media «I nuovi mostri» secondo Beha? Ovvio, abitano quasi tutti a destra

Quando si parla di intellettuali e giornalisti non è mai una cattiva idea parlarne male. Garantisce, quasi sicuramente, un buon successo di pubblico. Anzi, è bene procedere con un piano di questo tipo: quelli morti erano tutti liberi e belli, quelli vivi sono noiosi, barbogi, venduti al potere e bacia pile. Più quelli di destra, ovviamente, ma dare qualche bella sventola anche a sinistra non guasta mai.
Funziona sempre bene anche accusare l’opinione pubblica, composta dall’universo mondo ad esclusione del nostro lettore/ascoltatore, di essersi fatta lobotomizzare dal potere. Se poi uno ha voglia di esagerare si può anche parlare di democrazia sull’orlo del baratro. Ovviamente per colpa della destra ma, anche in questo caso, dare qualche bella sventola anche ai «poteri forti» di sinistra non guasta.
Detto questo, aggiungiamoci che il nuovo libro di Oliviero Beha si intitola: I nuovi mostri. Un paese senza intellettuali, un’opinione pubblica imbalsamata, una democrazia svenuta (Chiarelettere, pagg. 282, euro 13,60).
E a voler fare una recensione cattiva ci si potrebbe anche fermare qua. O non farla del tutto. Però Oliviero Beha in questo suo libro, di garantito successo, si è fatto un’autoprefazione che recita così: «Vorrei insomma una critica a raso per un libro sbagliato in un Paese giusto, invece, che un doloroso silenzio a rovescio...».
Allora qualcosa uno si sente obbligato a dirla, lasciandosi cadere nella voluttà di non passare per oscurantista. Beha ha qualche ragione quando dice che la stampa italiana a volte si cala l’elmetto e a volte le braghe. Beha ha qualche ragione quando lamenta un vuoto o peggio un conformismo intellettuale. Beha ha ragione quando dice che la politica, da destra e da sinistra, fa delle pressioni ai direttori di giornale...
Ci si potrebbe però anche ricordare che per buona parte del Novecento larga parte della popolazione italiana era analfabeta, mentre adesso naviga su internet e spesso è in grado di leggere i quotidiani stranieri (scoprendo che anche su quelli si leggono delle belle, gigantesche, cavolate). Che solo vent’anni fa per far conoscere un’idea era obbligatorio farsi approvare un pezzo dal direttore di un giornale e adesso con un blog, se l’idea è azzeccata, si possono avere migliaia di lettori... Quanto al vuoto intellettuale o peggio al conformismo che piega l’intellettuale al politico, ribadiamo esiste. Ma magari ci viene in mente che, insomma... da Marcello Veneziani a Vattimo passando per Vittorio Sgarbi c’è un sacco di gente che dice quello che le pare. Militante o non militante che sia. Se poi domani ci capitasse tra i piedi un nuovo Pasolini, Beha lo rimpiange (come tutti), probabilmente riuscirebbe a stupire affascinare e comunicare. Più oggi che negli anni Settanta.

E poi se a tutto questo aggiungessimo che il problema degli intellettuali non è la mordacchia ma piuttosto il rumore di fondo, la moltitudine dei messaggi che assorda e costringe ad urlare? Beh, se dicessimo queste cose, saremmo noiosi e lontani dalle classifiche.

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