«Mediaset saprà difendersi se l’Unione vorrà punirci»

Piersilvio Berlusconi: «Colpirci politicamente sul digitale terrestre? Sarebbe un esproprio»

Laura Rio

nostro inviato a Rapallo

«Se il ministro Gentiloni volesse fare qualcosa di sinistra, dovrebbe abbracciare il digitale terrestre». È una battuta, del responsabile dtt di Mediaset, Federico Di Chio, che rende bene l’idea dello stato d’animo e delle preoccupazioni della dirigenza del Biscione rispetto al futuro della televisione privata e agli intendimenti del nuovo Governo.
Ieri a Rapallo, durante la presentazione delle offerte di Mediaset Premium per la prossima stagione, c'è stata l’occasione per fare il punto su tutte le questioni che stanno a cuore ai vertici di Cologno Monzese. Dalle richieste di chiarimenti di Bruxelles rispetto alle legge Gasparri fino alle conseguenze televisive dovute allo scandalo calciopoli, per Mediaset non sarà certo una stagione facile.
Partiamo dal dtt. Il governo ha posticipato lo switch off, cioè il passaggio definitivo dal segnale analogico terrestre a quello digitale al 2012. «Non penso - risponde Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente Mediaset - che ritardare lo spegnimento sia un bene. Spostare la data svantaggia tutti. Sia Mediaset che la Rai. In Italia il digitale viene vissuto con scetticismo perché gli viene data una lettura politica. Il digitale terrestre è una opportunità per tutti gli operatori, non solo per Mediaset. Anzi è un passaggio obbligato per tutta Europa. Gli operatori sul digitale sono quattro, mentre sul satellite Sky è monopolista». E aggiunge: «Mi auguro che il Governo tenga conto che ci sono aziende che hanno investito e che non hanno fatto altro che applicare una legge decisa nel 2001, dal governo Amato, non dal governo Berlusconi. Mediaset, fino ad oggi, ha investito 1,6 miliardi di euro».
Gli intendimenti del ministro Gentiloni di intervenire sulle frequenze o sui tetti pubblicitari agitano ancora di più i sonni. «Voglio restare prudente e guardare le cose con ottimismo - dice ancora Pier Silvio -. È chiaro che se si intervenisse con un intento punitivo e con la volontà di colpire politicamente un'azienda, noi lo considereremmo un esproprio. E ci difenderemmo con tutte le nostre forze. È sbagliato mischiare l'ideologia con il valore di un'azienda. Noi abbiamo acquisito le frequenze in base alle legge e la situazione pubblicitaria italiana non è un'anomalia rispetto agli altri Paesi europei. Perciò rimaniamo tranquilli fino a quando vedremo le decisioni prese dal Governo».
Tranquillità anche sull’intervento di Bruxelles sulla legge Gasparri. «Sono richieste di chiarimenti che, una volta esaudite, mostreranno che non ci sono impedimenti agli altri operatori di entrare nel mercato».
Infine le preoccupazioni che il presidente dell'Authority Calabrò ha espresso sulla possibile riproposizione del duopolio Rai-Mediaset anche nel digitale.

«È naturale che siano gli operatori principali esistenti in Italia a entrare nel nuovo sistema - dice ancora Berlusconi jr - ciò non toglie che la piattaforma è aperta a tutti gli operatori, anzi permette proprio l'allargamento del mercato, basta avere voglia e capacità di investire».

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