Mediatori sul piede di guerra: «Rischiamo di scomparire»

«I mediatori creditizi rischiano di scomparire come categoria. Dall’entrata in vigore della nuova legge, infatti, la nostra attività non potrà più essere svolta da persone fisiche ma solo da società con un capitale minimo di 120mila euro: il che significa che il 95% degli attuali iscritti all’albo professionale - parliamo di circa 120mila persone e novemila aziende - non ha i requisiti per lavorare». A lanciare l’allarme è Gabriele Rossetto, ad della Hox Prestiti, da molti anni mediatore creditizio. «Inoltre i mediatori dovranno avere un’assicurazione professionale, ma i beneficiari saranno le banche, non i consumatori. Il paradosso è che questa legge dovrebbe favorire i consumatori, ma non sarà così, anzi».
Perchè? «Perchè il ruolo del mediatore è molto semplice: mettere in contatto due realtà, una che vuole acquistare dei soldi, attraverso un prestito - cioè il cliente - e l’altra che li vuole vendere, la banca, e guadagnare su questa transazione attraverso le provvigioni. Ma se, come sta già accadendo, le banche tagliano i fatturati dei mediatori mediamente del 50%, imponendo dei limiti provvigionali estremamente restrittivi, è chiaro che molti cercheranno di arrangiarsi. E a pagare saranno i clienti». Ma ci saranno dei controlli per impedire gli abusi. «Sì, ma la legge affida la vigilanza alle stesse banche, cioè a quelli che ci pagano».
L’Abi invece insiste sui vantaggi che deriveranno dalla legge: «Maggiore responsabilità per i mediatori e più trasparenza per i clienti, grazie al controllo diretto. Ci saranno corsi di formazione e un organismo apposito si occuperà della tenuta dell’albo: sarà costituito entro la fine dell’anno». Nessun conflitto di interessi, secondo l’associazione delle banche: il mediatore deve essere un soggetto terzo, e in mano agli istituti di credito non potrà esserci più del 10% del capitale delle società di mediazione. Inoltre il vantaggio derivante dal fatto che tale attività venga riservata alle società è che queste, disponendo di un capitale, possono affrontare anche eventuali cause, se necessario.


Uno scenario che però penalizza eccessivamente i mediatori attuali, secondo Rossetto: «Sto pensando a un'alternativa: capitalizzare la mia società ai livelli minimi richiesti dalla legge e metterla a disposizione di tutti quei mediatori che oggi operano singolarmente o in piccole società e vorrebbero continuare ad operare nella massima libertà decisionale».

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