MilanoSi conoscerà solo il 30 maggio, giorno dellultima udienza, la decisione del giudice preliminare Maria Vicidomini sulla sorte di Silvio Berlusconi e dei suoi coimputati per la vicenda Mediatrade. Intanto la sua opinione su come debba andare a finire, la Procura della Repubblica lha già resa nota: il pm Fabio De Pasquale ha ribadito ieri la sua richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati.
Per De Pasquale, il presidente del Consiglio deve venire processato per appropriazione indebita e frode fiscale, e insieme a lui devono essere processati - ma solo per frode al fisco - il suo secondogenito Pier Silvio Berlusconi e il suo più stretto collaboratore, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri: tutti colpevoli a vario titolo di avere gonfiato il costo dei prezzi trasmessi dalle reti del Biscione, e riducendo così gli utili su cui pagare le tasse.
Ma ieri De Pasquale non si è limitato a ricostruire quanto emerso nel corso delle indagini: ha anche lanciato pesanti ombre su quanto sarebbe successo successivamente, quando le indagini erano concluse. Prima ha attaccato Silvio Berlusconi, che nel capo di imputazione è indicato come «socio occulto» di Frank Agrama, uno dei grossisti di diritti televisivi cui si rivolgeva Mediaset: il Cavaliere, dice il pm, è rimasto socio di Agrama «anche quando era presidente del Consiglio». E sarebbe proseguita, ipotizza De Pasquale, anche lattività di evasione fiscale: «A quanto ne so potrebbe essere ancora in corso. Cambiano i manager che si occupano dei diritti tv, ma non cambia nulla», ha affermato il baffuto pubblico ministero. E ha concluso il suo intervento denunciando gli ostacoli che sarebbero stati frapposti alle sue indagini: «Cè stata unattività di ostruzione sulle rogatorie, aspettiamo risposte ancora da Hong Kong, Usa e Irlanda».
Terminata la lunga requisitoria dellaccusa, la parola passa agli avvocati degli undici imputati. Ieri ha iniziato Alessio Lanzi, difensore insieme a Vittorio Virga di Fedele Confalonieri, che ha messo in discussione il fondamento giuridico del reato contestato ai vertici del gruppo: i bilanci sotto accusa, ha spiegato Lanzi, non sono quelli di Mediaset ma di una società controllata, Mediatrade: «E la normativa penale tributaria non prevede come reato per la società consolidante il reato fiscale».
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