Ad accatastarle in una pigna di carta sfonderebbero il tetto di palazzo di Giustizia. Le cause mediche a Milano sono talmente tante che non c’è stanza che possa contenerle tutte. Faldoni enormi che spesso risalgono a più di dieci anni fa ma che non hanno ancora trovato una sentenza definitiva. In Lombardia vengono aperte sei nuove cause al giorno, di cui il 15% contro gli ortopedici. Gli avvocati e i medici non sanno più come venirne a capo. «Negli ultimi anni c’è stata un’impennata incredibile delle cause e i numeri sono impressionanti - sostiene il presidente dell’Ordine degli avvocati Paolo Giuggioli -. I tempi per la definizione dei procedimenti sono inaccettabili e non accennano a ridursi. Basti pensare che ormai le cause mediche rappresentano il 5 per cento del ramo della responsabilità civile delle assicurazioni italiane, Rc auto escluso». A livello nazionale si è passati dalle 9.500 cause di 16 anni fa alle 29.500 del 2007. «Anche in Lombardia le cause sono triplicate» spiega Giuggioli. Il motivo? Non certo la sanità che funziona peggio rispetto a dieci anni fa. Semmai, come spiega il presidente dell’ordine dei Medici Ugo Garbarini «la tendenza a monetizzare tutto, anche se si tratta della morte per cause naturali del nonno di cent’anni». In tanti casi sembra che i pazienti vengano illusi dagli avvocati di poter ricevere rimborsi milionari, quando invece non è così. Ma questo si traduce in cause lunghe anni, spese legali, rallentamenti nella giustizia. A conti fatti, emerge che la maggior parte delle cause non finiscono a favore del paziente che, anzi, si trova pure a pagare di tasca sua le varie visite e spese legali.
«Vengono spesso chieste consulenze psichiatriche per niente che rallentano tutta la macchina amministrativa e che comportano costi elevati» denuncia Garbarini, che sprona a un maggior «buonsenso» sia i legali sia le assicurazioni. «Se un parente ha appena perso un proprio caro è ovvio che soffra - spiega - ma questo non significa che sia depresso e che necessiti di una consulenza psichiatrica. Le cause non si affrontano così. Detto questo, è ovvio che i diritti dei pazienti siano da rispettare».
Giuggioli cerca di dare una motivazione al boom di cause: «Rispetto al passato - sostiene - il paziente è sempre meno disposto ad accettare i limiti delle terapie, della tecnologia applicata e della pratica medico-chirurgica, che permangono nonostante il progredire scientifico».
Per cercare di snellire il sistema, avvocati e medici hanno stipulato un accordo: promuovere la conciliazione per tutte quelle cause che prevedono rimborsi fino a 50mila euro.
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