Il medico intercettato: «Non riusciranno a dimostrare nulla»

«Non c’è da agitarsi più di tanto perché non lo potranno mai dimostrare». Non sapeva di essere intercettato Marco Basile, il medico arrestato a Pescara perché sospettato di aver asportato un rene ad un’anziana paziente poi morta. È accusato di omicidio colposo, soppressione e falso in atto pubblico perché avrebbe anche contraffatto le cartelle cliniche per nascondere le prove del suo presunto errore professionale. Dell'asportazione del rene sinistro a Costanza Vieste, 74 anni, morta a gennaio 2007 dopo tre interventi al reparto di Chirurgia 1 dell'ospedale di Pescara, se n’è accorto il medico legale durante l'autopsia: neppure i familiari sapevano di quell’amputazione. Un rene è stato trovato nella sala autoptica e sequestrato dalla Procura. Era conservato in formalina: forse è proprio quello asportato alla donna. Per averne la certezza sarà necessario l’esame del Dna. Domani inizieranno gli interrogatori: per primo sarà ascoltato il medico. Cinquant'anni, nato a Roma ma residente a Pescara in zona San Silvestro, Marco Basile è agli arresti domiciliari. Ha lavorato in sala operatoria fino a venerdì mattina. Qualche ora più tardi, i poliziotti della Mobile gli hanno notificato a casa l'ordinanza firmata dal gip Luca De Ninis su richiesta del pm Gennaro Varone, per il quale «ricorre un gravissimo quadro di negligenza professionale e di dolosa alterazione di documenti pubblici». Anche il ministero della Salute ha avviato un’inchiesta sul caso del rene scomparso.

«D'intesa con la Regione Abruzzo - ha detto il ministro Livia Turco - ho provveduto ad istruire un'ispezione nell’ospedale di Pescara per acquisire tutti gli elementi utili a verificare la dinamica dei fatti e coadiuvare l’operato degli inquirenti». Ieri, il gip ha ordinato gli arresti domiciliari per il pericolo fondato di inquinamento delle prove.

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