Cultura e Spettacoli

Il medico rivela: «L’hanno ucciso»

Jimi Hendrix morì nel 1970 nel suo letto, soffocato dal vomito dopo aver ingerito barbiturici e vino in quantità. «Mai conosciuto nessuno capace di drogarsi come lui», disse il cantante Eric Burdon. Quasi 40 anni dopo James «Tappy» Wright, uno del suo entourage, pubblica il libro Rock Roadie e butta lì: Jimi è stato assassinato dal suo manager Mike Jeffery. Jeffery sarebbe entrato con altre persone nella stanza d’albergo della star, e l’avrebbe immobilizzata facendogli ingerire una enorme quantità di vino. E perchè mai Jeffery avrebbe dovuto eliminare la gallina dalle uova d’oro? Perché il contratto di Jimi stava per finire, e perché pochi giorni prima della morte il manager aveva stipulato un’assicurazione di due milioni di dollari sulla vita di Jimi. «Mi serve più da morto che da vivo», avrebbe detto Jeffery (che si dice lavorasse pure per i servizi segreti inglesi) all’autore del libro, che però s’è ricordato di scriverlo quattro decadi dopo, quando lo stesso manager è morto da tempo. Un oscuro roadie (quelli che accompagnano le star in tour montando e smontando il palco) che vuol uscire dalle tenebre e guadagnare qualche liretta? Quasi certamente, ma ieri a sorpresa The Times ha pubblicato un’intervista a John Bannister, il medico che per primo vide Jimi quando arrivò esanime all’ospedale di Kensington, che riapre la via alle illazioni. «È possibile che sia stato ucciso - dice il dottore - nel suo corpo c’era una quantità di vino che non ho mai visto in nessun uomo. I polmoni lo sotmaco e la gola ne erano pieni. È praticamente annegato nel vino, e ne aveva pieni persino icapelli e la maglietta. Qualcuno potrebbe averglielo fatto ingerire a forza».

La sua fidanzata di allora, la pattinatrice tedesca Monika Dannemann, che è stata vicino a Jimi durante l’agonia, non ha mai chiarito il mistero e si è suicidata nel 1996.

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