Il comitato nomine di Mediobanca è convocato per venerdì pomeriggio, alle 15.30. L’indiscrezione di ieri del Giornale ha trovato conferma ufficiale al termine di un’altra giornata ricca di incontri e contatti. Comprese le visite di Salvatore Ligresti e di Marina Berlusconi al presidente Cesare Geronzi. La convocazione accredita l’ipotesi del raggiungimento di un accordo per il futuro vertice delle Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con il 13,4% del capitale. In realtà ciò non garantisce ancora un percorso spianato verso la scelta del nuovo presidente, ma certo il passo avanti è decisivo. La candidatura dello stesso Geronzi resta l’unica soluzione in campo. Però resta anche qualche ostacolo. Anche di carattere «ambientale», al punto che ieri, nel pieno della trattativa, il Corriere della Sera, che tra i grandi soci presenta proprio Mediobanca e Generali, pubblicava un articolo, firmato da Salvatore Bragantini, fortemente critico sui metodi che stanno portando Geronzi a Trieste. E più in generale, sulle recenti nomine nel cda della Rcs Quotidiani, dove sono entrati tutti i grandi soci del gruppo. Un segnale di disagio. Ancorché relegato a pagina 42 del quotidiano.
Il nodo è in seno alla stessa Mediobanca, dove l’ad Alberto Nagel rimane contrariato sul passaggio di Geronzi, che comporterebbe inoltre la nomina di Renato Pagliaro, oggi dg di Mediobanca, alla presidenza della banca d’affari. Anche questa soluzione è quella che incontra i maggiori consensi tra i soci. E questo dovrebbe essere l’assetto concordato affinché il comitato nomine, a cui partecipano Geronzi, Nagel e Pagliaro, insieme con i rappresentati dei soci francesi (Vincent Bollorè), della Pirelli (Marco Tronchetti Provera) e di Unicredit (Dieter Rampl), possa decidere la lista senza strappi. Secondo lo statuto di Mediobanca, il comitato determina la lista dei consiglieri per le Generali sulla base delle proposte «formulate dall’ad, sentito il presidente». In altri termini la lista deve essere presentata da Nagel, sentito Geronzi: ecco i motivi di fondo dello stallo, che per alcune fonti sarebbero solo limature da mettere a posto tra oggi e venerdì, anche giocando sui nomi degli altri 12 consiglieri che spettano a Mediobanca (oltre ai due ad Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot che vanno verso la riconferma). D’altra parte, l’aver ufficializzato la convocazione del comitato fa pensare a una svolta decisiva. Fonti vicine a grandi soci di Mediobanca considerano «impensabile» andare al comitato senza un accordo.
Di certo si sa che all’interno dello stesso comitato, una volta trovata l’intesa tra manager e presidente, sia Tronchetti, sia Rampl non dovrebbero sollevare eccezioni, avendo entrambi piena fiducia, pur con sfumature ben diverse (il primo più vicino al presidente, il secondo schierato apertamente con il management), sull’operato del vertice di Mediobanca. L’incognita è forse data dai francesi, forse scottati dall’uscita di Antoine Bernheim dal vertice di Trieste, forse determinati a negoziare fino all’ultimo il migliore assetto possibile in vista della nuova stagione della finanza che si sta aprendo. Stagione in cui gli equilibri si spostano da Mediobanca a Generali. Mentre i francesi sono soci nella prima. Per questo ieri Bollorè ha tenuto a rimarcare che Bernheim resterà «nel panorama di Generali», probabilmente con una carica onoraria. O forse nello stesso cda.
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