Mediobanca: «Gli Agnelli più “liberi” grazie alla separazione di Fiat Auto»

Per Fiat Auto è preferibile lo spin-off, con la successiva quotazione, oppure il collocamento diretto sul mercato (Ipo)? A questa domanda cerca di rispondere, tenendo conto dell’esito positivo delle trattative con Chrysler, uno studio redatto da Mediobanca.
I benefici maggiori portati da una divisione automobilistica «spinoffata» e poi quotata, secondo l’analista Massimo Vecchio, deriverebbero soprattutto dalla possibilità di disporre di azioni, come moneta di scambio, nel momento in cui si prospetterebbe il matrimonio con un’altra società del settore.
Per un potenziale partner, infatti, questa soluzione sarebbe molto più attraente rispetto a quella di trovarsi in una posizione di minoranza in un gruppo non quotato. Ma oltre a rappresentare la strada più semplice per arrivare a una fusione, in pratica il piano che Sergio Marchionne avrebbe voluto far partire con Opel, lo sbarco in Borsa di una Fiat Auto per scissione ne farebbe emergere il valore reale e, parallelamente, sarebbe chiaro anche il peso di tutto il resto del gruppo.
In questo momento e alla luce della capitalizzazione attuale (8,5 miliardi), per Mediobanca, il valore di Fiat Group Automobiles ammonterebbe a 623 milioni, molto al di sotto di quello che lo studio considera equo, cioè 3 miliardi, tenendo conto della presa sempre maggiore che il Lingotto avrà in Chrysler e delle sinergie che emergeranno. Al resto del gruppo, con tutte le sue attività, Mediobanca assegna il valore di 10,27 miliardi.
Lo spin-off favorirebbe una separazione più netta dell’Auto dal gruppo. I vantaggi, a questo punto sarebbero sia per la famiglia Agnelli (maggiore flessibilità decisionale) e, aggiungiamo noi, anche per lo stesso amministratore delegato Marchionne, che si sentirebbe meno «ingabbiato» dalla holding Exor. Lo studio di Mediobanca assegna infine al titolo Fiat un prezzo obiettivo di 9,6 euro. A Milano, ieri, le azioni torinesi hanno perso terreno, nonostante i dati positivi sulle immatricolazioni in Europa di auto che hanno visto la casa italiana consolidare la quarta posizione tra i costruttori. Il titolo è sceso del 2,79%, a 7,13 euro, in linea con l’andamento del comparto nelle altre piazze azionarie continentali.
Marchionne, intanto, mentre da una parte sta accelerando la ricostruzione di Chrysler (dal 29 giugno ripartirà - tra Stati Uniti, Canada e Messico - la produzione in sette impianti attualmente fermi a causa della grave contrazione della domanda), oggi farà sapere alle parti sociali i piani del gruppo per gli stabilimenti dell’Auto in Italia. Nell’incontro in programma a Roma, secondo quanto è filtrato ieri, non sarebbero previsti annunci clamorosi o particolari stravolgimenti. Si penserebbe, piuttosto, a interventi sulla capacità produttiva, sull’esigenza in pratica di contare su una maggiore flessibilità. All’incontro saranno presenti, oltre ai ministri direttamente interessanti, i presidenti delle Regioni che ospitano impianti Fiat, i vertici dell’azienda, i sindacati confederali e di categoria.

General Motors e Magna avrebbero infine fissato al prossimo 15 luglio il termine per la cessione della quota di maggioranza di Opel alla stessa società austro-canadese e al partner russo, Sberbank. Né General Motors Europa né Magna hanno voluto commentare l’indiscrezione rilanciata dall’agenzia Reuters.

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