Economia

Mediobanca: non c’è attacco, Generali è nostra

da Milano

Mediobanca offre la pace armata ai fondi speculativi dopo il duro attacco di Algebris contro la più «pregiata» delle proprie partecipate: Generali. A tentare il dialogo è stato il presidente del consiglio di sorveglianza Cesare Geronzi: «Noi siamo tranquilli», Mediobanca è «genuinamente aperta» a «ogni osservazione o spunto», ma difende in quanto «assolutamente di primo livello» la governance del colosso assicurativo triestino anche rispetto alle concorrenti. La lettera del fondo di Davide Serra, che faceva un confronto con Allianz e Axa, «non va vista e non la vediamo come un attacco», ha tuttavia proseguito Geronzi che all’esordio da presidente davanti ai soci di Mediobanca, ha però definito Generali come la «nostra compagnia». Piazzetta Cuccia proteggerà pertanto Trieste e considera «fondamentale e strategica» la propria quota (14,1% del capitale), ha detto il banchiere, sottolineando l’operato della merchant bank e i risultati raggiunti dal Leone grazie alle «innovazioni organizzative e di governance» introdotte negli ultimi anni: dall’ampliamento del mandato a tre anni per i vertici della compagnia, all’ingresso in cda della «miglior imprenditorialità e società finanziaria italiana».
In sostanza, quella eretta da Geronzi è una barricata contro le pretese di Algebris ed è stata rafforzata da Alberto Nagel. Richiamandosi alla propria esperienza diretta l’ad di Mediobanca ha difeso espressamente Antoine Bernheim, Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot. Il management delle Generali «sta facendo un lavoro encomiabile e un grande sforzo per migliorare la redditività, la governance e quindi il valore del gruppo. Hanno tutti il nostro sostegno», ha sottolineato Nagel secondo cui «ogni osservazione è lecita, tutto si può migliorare e discutere, ma partendo dai risultati fino a oggi raggiunti».
Guardingo Vincent Bollorè: «Bisogna essere molto prudenti quando si parla di Generali e Mediobanca, è un grande affaire italiano». Entrambe sono «il polmone dell’economia italiana», ha notato il finanziere che rappresenta i grandi soci francesi aderenti al patto di sindacato di Piazzetta Cuccia.
Più tagliente Bernheim: «Sull’età non posso lavorare, sul resto sì», ha detto l’ottantatreenne presidente delle Generali commentando i feroci rilievi sollevati da Algebris sia sulla sua età sia sui compensi. Archiviata la bagarre Generali, che sarà oggetto di riflessione mercoledì quando il Leone riunirà il cda per la trimestrale, Geronzi ha parlato a tutto campo difendendo l’assetto dualistico di Mediobanca: «Siamo stati anche più restrittivi nei regolamenti rispetto alla bozza normativa di Bankitalia. Siamo stati non solo prudenti, ma anche saggi», ha sostenuto il banchiere per poi soffermarsi sulla logica industriale della fusione Unicredit-Capitalia. Operazione dietro la quale non c’è alcuna volontà egemonica su Generali: «Ognuno è padrone a casa sua». Quanto al resto, l’assemblea dei soci di Piazzetta Cuccia, alla quale era presente con il 2,1% la fondazione Carisbo (già grande azionista di Intesa Sanpaolo), ha approvato il dividendo (0,65 euro per azione) così come prevede la governance duale.
Insieme a un piano di stock option e a quello per il riacquisto di azioni proprie fino al 2% del capitale.

Questo buy-back, ha assicurato l’ad Nagel, «non serve per sostenere il titolo, bensí per una più efficiente gestione del capitale liquido».

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