Mediobanca vuole crescere. Radar su Aig

da Milano

Firmata la pace sulla governance tra il presidente Cesare Geronzi e l’ad Alberto Nagel, per Mediobanca è iniziata la stagione dello shopping. L’obiettivo - ha spiegato agli analisti Nagel affiancato dal direttore generale Renato Pagliaro - è crescere, svilupparsi nell’investment banking in Europa e rafforzarsi nel private. Sfruttando, grazie alla flessibilità finanziaria del gruppo, alcune situazioni di mercato «epocali»; sempre, però, con un occhio sia ai prezzi sia alla redditività dell’acquisizione. Progetti che hanno il sapore della sfida alle traversie che insieme al tracollo di Lehman Brothers hanno messo in ginocchio le grandi banche d’affari di Manhattan.
Tanto che nel radar di Mediobanca c’è anche il colosso Aig, per le attività di private banking che saranno cedute al di fuori degli Usa, «in particolare in certi Paesi», ha specificato Nagel, sottolineando che l’istituto milanese non ha nulla da temere dalla bancarotta di Lehman dal momento che tutte le posizioni aperte sono già state risolte.
Vista la congiuntura anche Mediobanca si attende «una decelerazione di ricavi e utili, ma non con l’intensità che abbiamo visto nei nostri concorrenti più blasonati», rileva Nagel, aggiungendo come sia lo stesso mix di attività e ricavi di Mediobanca «molto diverso» da quello delle maison estere. I risultati 2007-2008, approvati giovedì dal vertice dell’istituto, permettono al gruppo di restituire ai soci 800 milioni tra dividendi e buy-back. Dal punto di vista geografico nel mirino c’è la Svizzera: Mediobanca vuole espandersi attraverso la controllata Compagnie Monegasque de Banque, ma non esclude acquisizioni soprattutto per le aree di Ginevra e Zurigo. La stessa svolta retail che ha portato il tempio della finanza italiana alla creazione di CheBanca!, su cui inizialmente era apparso perplesso lo stesso Geronzi, si sono rivelate vincenti. La controllata a servizio delle famiglie ha generato 30 milioni di perdita netta dopo i costi di avviamento, ma «la partenza è stata molto positiva ed entro fine anno ci aspettiamo un’ulteriore ondata di crescita», ha rilevato Pagliaro: «Chi ha sorriso al lancio di CheBanca! ora non sorride più perché capisce che è importante avere quel tipo di banca». Nessun interesse, invece, a legarsi con le banche popolari italiane. Il banchiere, cui storicamente Piazzetta Cuccia affida le proprie partecipazioni strategiche, si è quindi soffermato su Telecom Italia.
L’auspicio è di non dover mai svalutare la quota nella cassaforte Telco (2,55 euro il prezzo di carico), ha proseguito Pagliaro pensando forse al possibile coinvolgimento della libica Lafico. «Lasciamo lavorare il management», è intervenuto Nagel, per poi soffermarsi sul ritorno di Mediobanca alla governance tradizionale. Un obiettivo «raggiunto in tempi rapidi evitando il rischio di defocalizzare i manager dal business», ha concluso l’ad.

La gestione ordinaria è inoltre affidata a un comitato esecutivo «composto a maggioranza dagli attuali membri del consiglio di gestione», ha spiegato Pagliaro, segnalando che i cinque top manager sono una garanzia perché «assommano, insieme, 100 anni di lavoro in Mediobanca».

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