Cultura e Spettacoli

Il Meeting vuole volare sulle ali della libertà

«Sussidiarietà» la parola chiave in termini sia culturali, sia sociali e politici

La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini. Questo è il tema del Meeting di Comunione e Liberazione che si tiene a Rimini dal 21 al 26 agosto. Se la libertà è il bene più grande per l’uomo, che cosa può fare l’uomo stesso, che cosa possono fare gli uomini nel loro complesso, per far sì che la libertà domini nel loro mondo così come domina in quello dei valori?
Questa domanda di fondo si pone Giorgio Vittadini nell’editoriale di apertura del numero della rivista della Compagnia delle Opere, Atlantide, che si intitola «Sulle ali della libertà». Come spesso ricordava don Giussani, la libertà risiede nell’io, unico e irripetibile, ed è il desiderio interno ad ogni uomo quello che accende il motore dell’uomo che cerca felicità, bellezza, verità e giustizia. Da qui parte tutto, senza questo punto nulla si muove. Del resto, di quale altra fonte dispone l’uomo e quindi la società, se non della creatività, della responsabilità, del rischio che qualcuno si assume nel nostro mondo per farlo funzionare meglio?
Questo costituisce la ricchezza della società: i tanti io singoli e associati che, spinti da questo desiderio, diventano creativi e difensori attivi della libertà attraverso le loro opere. Una libertà intesa come responsabilità e capacità di costruzione. Una libertà che va educata perché divenga fonte di tutto questo. Ma questo non basta, perché queste persone e associazioni devono essere poste in condizione di esercitare questa libertà che, altrimenti, sarà sempre frustrata, compressa, schiacciata.
Qual è la formula culturale sociale e politica che può creare il maggior spazio possibile alla libertà? O, meglio, qual è lo strumento che può favorire lo sviluppo dei desideri e della libertà delle persone, delle famiglie e delle varie comunità e associazioni e anche delle imprese? Si chiama sussidiarietà ed è il principio in base al quale si decide, di volta in volta, che cosa e chi deve fare perché la libertà viva. Sussidiarietà è un concetto tanto semplice quanto straordinario per la capacità che ha di sistemare le idee e fornire anche strumenti utili alla politica (come dimostra l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà).
Come scrive Vittadini, «per aiutare gli uomini a fare un’esperienza di libertà è necessario un assetto sociale caratterizzato dalla sussidiarietà, intesa come ordinamento che valorizza i desideri degli io e le libere aggregazioni in cui questi desideri si sviluppano e si esprimono». Insomma, ognuno deve potersi esprimere per le proprie potenzialità senza costrizioni. Occorre valorizzare al massimo l’unica risorsa che ha un Paese come il nostro: le capacità, la creatività inesauribile degli italiani. Occorre che lo Stato sia visto come strumento di questa libertà, come servitore di questa libertà. Lo può fare aprendo spazi: alle imprese che non trovano credito per svilupparsi, alle persone e alle famiglie che devono poter decidere dove far educare i figli, dove farsi curare, dove e come assistere i propri figli.
La sussidiarietà non può essere trasformata in un’ideologia perché non vuole una società stazionaria, predefinita, vuole una società dove tutti possano fare e dove chi non può fare trovi un aiuto. Occorre moltiplicare le situazioni dove questo principio trova realizzazione: dall’economia al welfare, dai servizi di pubblica utilità alla scuola. Fa molto bene parlare, oggi, in Italia, di queste cose e a questo livello. È il livello che produce più di tutti gli altri, anche sul piano pratico, delle opere, direbbero quelli del Meeting. Fa bene Cl a far riflettere su tutto questo.

Fa bene Giorgio Vittadini a sostenere che il vero declino sarebbe l’affievolimento della società e degli io provocati da una cultura e da una politica che ha paura di volare, appunto, sulle ali della libertà.

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