La megalomania di Celentano uccide anche la Superba

JOAN LUI - Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì (Ita - Rft 1985) di Adriano Celentano, con Adriano Celentano, Claudia Mori, Federica Moro - 163"

Delirante, noioso, megalomane, prolisso, sciatto, miserrimo, dilettantistico, ferraginoso, goffo, approssimativo, sgangherato, improbabile, retorico, preoccupante, brutto. La frase di lancio: «Uno spettacolo umano, unico, irripetibile». Indubbiamente. Povera Genova... Povera città, vittima innocente della megalomania e delle crisi mistiche del «molleggiato». Fortunatamente, nelle oltre due ore e mezza dell'estenuante lungometraggio musicale (chiamarlo film potrebbe apparire benevolo) di «Superba» non se ne vede molta e quella che appare viene mostrata quasi all'inizio. «Nessuno ha capito che Joan Lui era la prova generale del mio Fantastico (Celentano). In effetti l'autore proseguirà il film in tv, con i suoi monologhi e le sue ben note pause. È protagonista, regista, soggettista, sceneggiatore, montatore, coautore delle musiche. E ovviamente canta tutte le canzoni del suo kolossal evangelico sul ritorno di Gesù sulla terra in veste di... cantante (sigh) pacifista.
Fu uno dei fiaschi più clamorosi degli anni '80. Uscì (dopo infinite peripezie) il giorno di Natale: ll flop fu immediato, la stroncatura della critica altrettanto. Un mare di denaro sprecato (si parla di venti miliardi) per le (s)manie del protagonista. Decine di ballerini (e tra essi Andrè De La Roche) fatti arrivare dall'America restano per settimane a Roma a fare i turisti. Esempi «locali»: fece costruire una palazzina per una scena di pochi istanti (un'auto che distrugge il negozio di un fioraio), volle asfaltare un piazzale tra due moli per farci atterrare gli elicotteri (che andarono altrove!), fece arrivare delle grosse cavie poi dipinte di nero per farle sembrare topi (a Genova, dove la materia prima non manca!). La produzione (i Cecchi Gori con Berlusconi ed e un malcapitato gruppo tedesco) disperata, fece circolare una versione ridotta. Il molleggiato fece causa e chiese il sequestro del film (già fuori dalle sale) e miliardi di danni per avergli «rovinato l'opera d'arte e la reputazione». Lui dialoga da terra con due poliziotti-chips su un'elicottero (con scritta «Army») bloccato in volo: loro usano il megafono, lui no. Tossici con bava alla bocca e torta con siringhe al posto delle candeline, quotidiani stranieri con titoli italiani, il nostro che ottiene dal «Presidente della Nazione» un congegno per inserirsi a piacere nelle trasmissioni tv, una chiesa divenuta discoteca («Il Tempio») con barman dal copricapo papale, un traffico di feti umani vivi a fini di cosmesi (l'Herald Tribune titola «La Corea del Sud maggior fornitrice d'Europa»), il rapimento di una ragazza (Emanuela/F. Moro) che rimanda a quello della Orlandi, un crocifisso che lancia un raggio laser nel finale, che vira al tragico ed allo splatter. La scena: il novello redentore con stigmate sogna l'amata (?) Tina Foster/C.Mori, improbabile giornalista del «Corriere dell'Est» e presidente della «Lega giovanile antisesso», incontrata dopo 1'40". Corre sul letto di un fiume, con gonna fatta a bandiera americana, casacca arancione con falce e martello. Farà la doccia sotto una cascata, mostrandosi seminuda. Nei pressi un batterista ed un sax suonano sotto l'acqua. Ridicolo. Soggetto imbarazzante, regia improponibile, coreografie di F. Miseria inguardabili, canzoni penose, montaggio allucinante. Si giunge alla fine spossati. Il ruolo di Giuda venne proposta a D. Argento, che rifiutò. H. Yamanouchi (Yarac/ Satana) svetta. Lui giunge nella «Superba» uscendo da una sorta di tunnel («station» sull'insegna!) collocato sul bordo di... un molo, con il mare alle spalle.
Si ritrova in una Genova (mai citata), sottoposta a violenze di ogni tipo, con sfrecciare impazzito di auto (americane) ed elicotteri neri che svolazzono. Macchine che si inseguono, sbandano, si capovolgono e si incendiano sotto la Sopraelevata, conflitti a fuoco con morti a Di Negro, balletti fuori luogo e pure inguardabili. Il traffico in Via di Francia bloccato per ore, la sopraelevata chiusa. Occorreva un camion per portare la colazione alla troupe, tanto era numerosa. Altre scene nella sez. carbone del porto ed in Via Adua. Una a Paraggi eliminata nel montaggio. In un trionfo di kitsch e trash, qualunquismo e luoghi comuni, si salva solo l'inizio del sermone finale: «...

il mondo è un insieme di corporazioni, che formano tutt'intorno alla crosta terrestre come uno spessore di merda, stratificato su tutte le nazioni...».
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