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Meglio lo spagnolo/Benitez ha gente appagata ma sa regalare bel gioco

Benitez è un maestro che non ossessiona. Mou amava mettere sotto pressione

Per capire la differenza, basta guardarli palla fra i piedi. Somiglia­no alle loro squadre. Rafa Benitez palleggia come un ex giocatore di classe, piede morbido che ti fa di­menticare il fisico, uno che cisafa­re e può mostrarlo ai giocatori. Ti diverte e chiama gli occhi. Mou­rinho (che di nome, Josè, ma solo di nome, potrebbe confondersi con grandi calciatori) sembra un di­­lettante da calcio amatoriale: mor­de la palla, non la carezza. Ti impo­ne la personalità, vorrebbe impor­la anche al pallone, se invece la pal­la non fosse rotonda... Usa meglio il taccuino che l’arnese del calcio. Oggi puoi aver l’idea che l’Inter di Rafa giochi meglio, o, almeno, sia sulla strada di giocar meglio. Te lo dice la personalità dei tecnici. Lo intravedi nelle facce dei calciatori. L’Inter mourinhana era una caser­ma: porte chiuse e bocche cucite. Questa un salotto. Porte aperte e tante chiacchiere, qualcuna di trop­po. Perfetta fotografia di quanto vi­sto sul campo: ieri e oggi. Comun­que soluzioni vincenti. La squadra di Benitez è più debole rispetto a quella di Mou. Provate voi a trastul­larvi con due sbarbati come Cou­tinho e Biabiany. Inter bella e giova­ne? Si, d’accordo, ma con quelli non vinci gli scudetti. Per ora i risultati sono sullo stes­so piano. L’Inter quasi perfetta è­ar­rivata al secondo anno di Mou. Qui Benitez deve combattere pure con gente a pancia piena, usurata nei muscoli e nella testa. La squadra di Rafa fa pressing e difesa più alti, un maggior possesso palla: sono schiz­zi di calcio che portano al bel gioco. Con Mourinho era un mordi efug­gi, contropiede, due passaggi e vai in porta. Il contropiede è un bellissi­mo modo di giocare. Ma ha biso­gno di vita, respiro ampio, bisogna goderselo. Quello di Mou era (è) molto sincopato. Ti stressa, ma non ti appaga. Benitez ha perso alla quinta parti­ta di campionato. L’anno passato Mou perse ala sesta contro la Samp­doria. E nel primo anno cadde an­che lui alla quinta, contro il Milan. Questa Inter ha fallito contro la Ro­ma (identico il risultato), equiva­lente l’importanza dell’avversario (almeno nella lotta scudetto). Eto’o ha detto la sua:«Per noi attac­canti è meglio con Rafa». Com’era quello spot? «Il signore sì che se ne intende». Appunto. Magari Milito la pensa in modo leggermente di­verso. I gol segnati, per un attaccan­te, fanno sempre la differenza. An­che nelle opinioni personali. Benitez ha puntato tutto sul re del Camerun. E ne è stato ricambia­to con 11 reti. L’anno scorso, nello stesso periodo, Eto’o ne aveva se­gnate solo 4. Tra un istruttore e un profeta il primo lascia l’impronta che vale il futuro. Benitez è un istrut­tore, tattico raffinato, cura i partico­lari del gioco, mentre Mou punta­va su quelli dell’Essere. Questa è un’Inter più distesa, meno osses­sionata.

Ugualmente tesa, fuori e dentro il campo. L’allenatore sta modellandola sul suo carattere: vince il dialogo. Come nel pallone. Più attraente, avvincente, convin­cente. L’Inter di oggi può solo mi­gliorare. Quella di Mou era arriva­ta.

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