Melotti, un artista che fa per quattro

Artista. Poeta. Musicista. Ingegnere. Quattro anime - e forse molte di più - in un solo uomo: Fausto Melotti. Alla sua straordinaria opera, il CAMeC della Spezia (Centro Arte Moderna e Contemporanea, Piazza C. Battisti 1, fino al 15 ottobre) dedica un'intensa esposizione.
Una mostra che ha tutti i numeri dell’antologica ma che ne evade i confini, proponendo un serrato dialogo tra le opere di Melotti e quelle di altri tre artisti contemporanei: Enrico Castellani, Luciano Fabro e Giulio Paolini.
La fitta trama con cui il curatore, Bruno Corà, tesse le fila di quest'avventura, è costruita intorno al termine «Consonanze». Una parola che richiama le corrispondenze presenti nell'opera di Melotti fra diversi registri e, al tempo stesso, evoca quegli aneliti comuni riscontrabili nei lavori degli altri artisti in mostra.
Rigore, ritmo, armonia e sintesi sono i principi in cui s'inscrive l'iter artistico di Melotti (1901 Rovereto -1986 Milano) che al cursus studiorum scientifico affianca quello musicale -con un diploma in pianoforte- e la passione per la scrittura, culminata nella composizione di «Linee», summa del suo pensiero poetico. Questi elementi si coagulano nelle sue opere, scandite da quel principio «contrappuntistico» proprio della dimensione musicale.
Melotti dona corpo e materia ai ritmi e alle pause, costruendo fragili - eppur saldissimi - equilibri tra pieni e vuoti intorno ai quali si compongono sculture e installazioni, che pongono in tensione lo spazio che le circonda. Trascende e sublima la vita nei suoi percorsi ineluttabili, per poi ergerla nelle sfere del pensiero e dell'anelito alla perfezione. Queste le costanti della sua ricerca, che si concretano in ogni forma espressiva. Dai disegni alle opere su carta, ove il segno e l'impiego di materiali differenti sconfiggono la bidimensionalità del supporto. Dagli struggenti «teatrini», in cui la figura umana diventa uno scarno simulacro, un filo di metallo ritorto che si staglia, immobile, sulle quinte di un piccolo palcoscenico, alle opere che aspirano alla misura e al rigore, attraverso l'accostamento di forme geometriche. E, non ultime, le realizzazioni in ceramica, ove l'affanno del gesto scultorio è amplificato dalla carica dirompente del colore.
Il significato e, soprattutto, l'attualità dell'opera di Melotti, emerge nel confronto con le opere dei più giovani Fabro, Castellani e Paolini.

Artisti scelti per instaurare questa riflessione in virtù di un'affinità elettiva del loro lavoro con quello del maestro, a vent'anni dalla sua scomparsa. Dall'equilibrio altissimo di Fabro ai metronomi di Castellani, che col loro ritmo scandiscono attese beckettiane, fino alla rarefazione del segno con Paolini, per concludere una mostra attenta e rigorosa.

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