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Alla Memoria «C’era una volta il milanese»

Di Gemma canta l’orgoglio del dialetto

Sergio Rame

Un tempo, a Milano, il cabaret era di casa. In viale Monterosa, c'erano il Derby, il Cab 64, il Nebbia Club, la Cassina di Pomm, El Lanternin, il Refettorio. Poi c'erano i testi, gli attori, i musicisti e i grandi cabarettisti. Ma soprattutto c'era il senso dell'umorismo. Poi è arrivata la televisione ed è cambiato tutto. Con questo spirito un gruppetto di cabarettisti irriducibili, guidati da Aleardo Caliari, porterà sul palcoscenico del Teatro della Memoria (via Cucchiari 4, 02-313663) la rassegna estiva Vieni avanti... cretino!.
Dopo il debutto di ieri, accolto tra gli applausi di pubblico e critica, questa sera (ore 21, ingresso: 10 euro) toccherà a Walter Di Gemma scaldare l'anima al pubblico con il suo C'era una volta il milanese.
«Nasco, vivo, rido e piango a Milano», ama dire l'attore ricordando quando, ai tempi della scuola media, i suoi coetanei impazzivano per i Police mentre lui ascoltava le cassette dei Gufi, il famoso gruppo cabarettistico degli anni Sessanta, nato sui palcoscenici del Derby e divenuto, ben presto, ispirazione per molti comici approdati, in un secondo momento, con successo nel cinema. Un immenso amore per il dialetto, trasmesso al pubblico attraverso una performance in continua evoluzione.
«Anche Walter deve essere iscritto, a pieno titolo, nella lunga lista dei sommersi e dei salvati - spiega Caliari - cioè quella lista speciale che racchiude tutti i cabarettisti milanesi da salvare».
E proprio Di Gemma è l'esempio di un cantante e attore, poliedrico ed eclettico che fa del dialetto milanese il suo punto di partenza: con questo punto di riferimento, butta giù canzoni a cui consegna i suoi drammi sentimentali e i primi palpiti del cuore. «Ho sempre scritto in dialetto - spiega Di Gemma - perché riesce a rendere meglio il senso delle cose, trasmettendo al pubblico una profonda partecipazione».
Inarrestabile, vivace e spumeggiante. Una scheggia impazzita che accalora il palcoscenico e chi vi siede davanti.

Perché Di Gemma è profondamente innamorato del teatro di satira: i monologhi che introducono la parte musicale e le canzoni, la traduzione in milanese dei pezzi del cantautore belga Jacques Brel e quel profondo senso di spensieratezza che riesce a ottenere nel momento in cui sale su un palco davanti al suo pubblico.

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