Roma«Sembrava di correre sulle uova sode, su strade scivolose come il sapone», dice il russo di Orel. Effetto montagne russe, in orizzontale. A novecento metri dal trionfo, pieno e totale, la ruota anteriore della bicicletta di Denis Menchov assume sui sampietrini levigati dal tempo e resi scivolosi dal una leggerissima pioggia, unangolazione maligna e scivola via. La maglia rosa è per terra. Danilo Di Luca guarda ammutolito e catturato limmagine della caduta trasmessa dalla tivù. Il boato dei tifosi fa da contrasto al silenzio del corridore abruzzese che ha da poco terminato la sua fatica. Menchov si rialza come una furia e come una furia taglia il traguardo: perde la crono finale, vince il Giro che aveva in pratica già vinto alle Cinque Terre. «Sono felice è il giorno più bello della mia vita dice Denis -. Devo molto allItalia, che mi ha fatto crescere e diventare grande... E ringrazio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per essersi congratulato con me parlando in russo...». E poi la dedica, «a Pedro Horrillo, mio compagno di squadra, caduto in un burrone nella tappa di Bergamo. Questa maglia rosa è anche un po sua».
È russo, ma da dieci anni vive in Spagna, in Navarra, a Pamplona, nei Paesi Baschi. «Il ciclismo in Russia non garantisce buoni raccolti, così è stato necessario emigrare in Occidente», dice. Denis ha iniziato giocando a calcio - sport che gli piace molto - poi è passato alle corse sui pattini. Un giorno è entrato in classe un tecnico che ha detto: «Bambini, il mio nome è Aleksey Aleksandrovich e se volete provare una bicicletta da corsa, vi aspettiamo nel nostro gruppo». Da allora Denis non ha più lasciato la bicicletta.
Fino al 1992 gareggia per la squadra regionale di Orel, ottenendo ottimi risultati. Lanno seguente, nel 1993, il campionato di Russia junior si disputa proprio sotto casa sua e Denis viene notato dai tecnici del CSKA di Mosca: è il primo grande riconoscimento del suo talento. Nel 98 la svolta: in Francia vince la Ronde de Sard (corsa che si disputa sui Pirenei) e viene notato dai tecnici della Banesto dilettanti (vivaio della squadra di Miguel Maria Echevarri, lo scopritore di Indurain, ndr). Nel 99 si trasferisce in Spagna e firma un contratto da professionista. Quellanno incontra anche Nadezhda, ragazza che sposa ad Orel nel 2001. Oggi hanno tre bambini.
«È stato un Giro bellissimo - conclude -, dove ho corso con grande lucidità e serenità. Lavversario più tenace? Sicuramente Di Luca. Danilo è stato davvero un osso duro. Cosa farò adesso? Qualche giorno di riposo e poi penserò solo al Tour».
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