«Meningite: il vaccino è un’arma irrinunciabile»

«Il vaccino antimeningococcico è un’arma irrinunciabile in grado di prevenire un’infezione che ancora oggi è una delle principali cause di mortalità e di morbilità nei bambini tra 0 e 4 anni di vita e negli adolescenti tra i 15 e i 19 anni di età». Lo afferma il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore commentando l’allarme scattato nella capitale che evidenzia due casi.
«Appello indispensabile - spiega - nonostante la meningite di tipo C sia stabilmente presente in Italia, da una recente indagine Eurisko emerge che, sebbene l’81 per cento delle mamme del Lazio abbiano parlato della vaccinazione con il proprio medico, solo il 51 ha dichiarato di aver vaccinato i propri figli, a dimostrazione dello scarso ricorso da parte della popolazione a questo strumento».
L’utilizzo di questa arma è basso per diversi motivi legati alla scarsa informazione e quindi poca consapevolezza da parte dei cittadini e per la situazione di disomogeneità nel sistema di offerta del vaccino antimeningococcico, che crea confusione e non lo rende facilmente accessibile a tutti. «In generale poi in Italia l’attenzione sullo strumento vaccinale in generale è molto bassa - aggiunge Ricciardi -. Dal 1994 al 2008 secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sono 73 i casi di meningite meningococcica C registrati nel Lazio. In Italia, dal 2001 al 2007, ne sono stati segnalati oltre 400, di cui 63 fatali. Questa malattia ha registrato un aumento di casi tra il 2000 e il 2005, che da allora si sono sensibilmente ridotti proprio in seguito all’inserimento della vaccinazione da parte di alcune regioni nei propri calendari vaccinali».
Nel Lazio questa vaccinazione è offerta in co-pagamento alle famiglie che ne fanno richiesta per i bambini fino a 12 anni. La trasmissione, del resto, avviene per contatto diretto da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie o faringee infette ed è favorita dal sovraffollamento in locali chiusi, soprattutto in inverno e in primavera e ha un periodo di incubazione di circa 24-72 ore.
«Nei soggetti adulti i sintomi più classici sono la comparsa improvvisa di febbre elevata, irrigidimento della nuca, mal di testa, vomito e nausea - conclude l’esperto -. Nei neonati possono essere meno marcati e apparire poco allarmanti: pianto continuo, sonnolenza eccessiva, irritabilità e inappetenza».


«È urgente prevenire, vaccinare e prima ancora è necessario informare - sottolinea Stefano De Lillo, senatore Pdl - ma la Regione può farlo grazie ad una legge che ha istituito la Giornata regionale della Vaccinazione. Pochi cittadini sanno che anche gli adulti sono esposti al rischio meningite. La vaccinazione ha un costo limitato e può salvare la vita: i cittadini lo devono sapere».

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