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Meno prestiti alle aziende del Nord

Crescono i prestiti bancari alle famiglie, calano quelli destinati alle imprese. La fotografia statistica della Banca d’Italia sull’andamento del credito nelle Regioni italiane illustra una situazione economica ancora incerta

Crescono i prestiti bancari alle famiglie, calano quelli destinati alle imprese. La fotografia statistica della Banca d’Italia sull’andamento del credito nelle Regioni italiane illustra una situazione economica ancora incerta. Il calo del 3,3% dei prestiti alle imprese nello scorso mese di marzo rispetto a un anno prima significa, evidentemente, che gli investimenti non si sono ripresi. La crescita dei prestiti alle famiglie consumatrici, aumentati in media del 4,2% in dodici mesi, riguarda soprattutto le Regioni del Sud, in particolare Calabria, Molise e Puglia; mentre i tassi di espansione più bassi si registrano in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
Nella sua pubblicazione, Bankitalia si limita alle cifre, senza interpretazioni. Ma non sembra del tutto cervellotico ipotizzare che l’aumento dei prestiti bancari alle famiglie meridionali sia frutto di una situazione di maggiore bisogno. Quanto alle imprese, invece, le statistiche della banca centrale confermano che a soffrire più della crisi sono state le imprese del Nord, piuttosto che quelle del Sud. Nei dodici mesi fra il marzo 2009 e lo stesso mese del 2010, i prestiti alle aziende meridionali sono lievemente aumentati (+0,9%) contro i cali cospicui registrati in Piemonte (-3,7%), Lombardia (-5,4%), Veneto (-4,1%), Friuli Venezia Giulia (-4,5%), Emilia Romagna (-4%). Al Centro, i prestiti alle imprese laziali sono diminuiti in un anno del 6,6%.
Un’occhiata alla qualità del credito ci dice che, come ampiamente prevedibile, il flusso di sofferenze in rapporto ai prestiti è aumentato, sia pur leggermente. Questo vale sia per le famiglie che, in maniera più accentuata, per le imprese. In questa prospettiva, i numeri si ribaltano: l’aumento del «tasso di decadimento» (il flusso di nuove sofferenze rispetto ai prestiti) nel Sud è risultato superiore a quello del Centro-Nord. L’indicatore più elevato si registra nel Molise, «dove la qualità del credito - osserva Bankitalia - continua a risentire della crisi del settore della moda».
Si allarga la forchetta fra i tassi d’interesse praticati a famiglie e imprese nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno. Imprese e famiglie meridionali devono pagare, in media, un 1,4% in più. I tassi d’interesse più elevati si sono registrati in Calabria e in Campania al Sud (sono le due uniche Regioni a superare quota 6%), e in Liguria e Valle d’Aosta al Nord. Al contrario, restano molto bassi i tassi passivi corrisposti sui conti correnti liberi: si va da un minimo dello 0,18% in Calabria a un massimo dello 0,59% nella provincia autonoma di Trento. In Lombardia il tasso medio riconosciuto sui conti è dello 0,32% contro lo 0,35% della Sardegna.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla crescita dei depositi bancari, sia delle imprese che delle famiglie consumatrici: complessivamente Bankitalia registra nel marzo scorso un +3,6% rispetto allo stesso mese del 2009.

C’è un rallentamento rispetto al +4,3% registrato nel dicembre 2009, ma si tratta pur sempre di un dato indicativo. Evidentemente, le «formichine» italiane, siano famiglie o imprese. preferiscono mettere fieno da parte non sapendo con precisione quando la crisi finirà.

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