«Meno urla, più sobrietà Ho vinto con l’ironia»

Su di lui in pochi erano pronti a scommettere. O meglio, sul fatto che avrebbe retto il confronto con Simona Ventura. Invece Nicola Savino è riuscito nella sua mission impossible: non solo sostituire degnamente l’ex reginetta di Raidue, ma salvare L’Isola dei famosi dal naufragio. Perché quella di quest’anno era la prova del nove per il reality di Raidue: o si riusciva a costruire uno show meno chiassoso e meno sboccato che comunque reggesse la prova Auditel (15 per cento di share, non male essendo la nona edizione) oppure non ci sarebbe più stato futuro\]. Il responso è stato positivo, ora la parola passa ai dirigenti dell’azienda di Stato.
Allora, Savino, sei arrivato in fondo alla corsa: giovedì ci sarà la finale. Tagli il traguardo da vincitore?
«Su di me c’erano i fucili puntati. Io ho mantenuto sempre un basso profilo, perché è nella mia natura e perché quando ci si mette nella casa di un altro bisogna stare ancor più attenti. E penso che tutto questo abbia pagato. Contro ogni pronostico, avevano ragione i dirigenti Rai e Magnolia (la casa di produzione) a puntare su di me».
La scommessa vinta è stata quella di stemperare gli animi infuocati, di non aizzare i naufraghi, nonostante le liti siano comunque state abbondanti.
«Si, abbiamo cambiato molte cose, puntando sull’ironia più che sull’isteria dei concorrenti stressati dalla fame, dalla fatica e dal fatto di vivere tutti insieme in un piccolo spazio. In puntata, appena cominciano a battibeccare, io disinnesco la tensione facendo partire il ritornello di L’amico è. E Wladimir è uno spettacolo di leggerezza, anche nel day time».
Nelle prime puntate i concorrenti più avvezzi alla Tv come Malgioglio la volevano fare a fettine, come se fosse un ragazzotto di bottega...
«È stato come essere buttato in piscina senza saper nuotare. Ma mi sembra di aver retto il colpo: non mi sono messo a discutere come se fossi anch’io un concorrente, ho sempre mantenuto la divisa da arbitro. E ho capito che questo funzionava quando alla terza puntata il pubblico mentre entravo mi ha tributato un’ovazione. Forse anche noi ci siamo inseriti nel momento di sobrietà che stiamo vivendo».
La Ventura si è fatta sentire, le ha fatto i complimenti?
«Certo che no. Sui tram c’è scritto “Non parlate al conducente”. Non ci si chiama a lavori in corso, ci sentiremo dopo la fine del reality. Certo la ringrazio e la ringrazierò sempre per tutte le opportunità che mi ha dato».
Com’è che dopo tanti anni il pubblico è ancora affezionato al reality?
«Prendo a prestito le parole di Eco che ci ha addirittura dedicato la sua attenzione: “Queste forme di spettacolo soddisfano un sentimento ancestrale, che è il gusto del pettegolezzo. Si faceva nelle strade di paese o in famiglia, davanti al focolare. Oggi invece il gossip si fruisce solo attraverso i media”».
Chi sono stati i suoi concorrenti preferiti (esclusi i cinque finalisti di cui ovviamente non può parlare: Manuel Casella, Andrea Lehotska, Aida Yespica, Max Bertolani e Antonella Elia)?
«Senza dubbio il divino Otelma, una specie di drag queen travestita da mago, con quella gestualità, una rara intelligenza, per me una persona che porta in prima serata parole come “nequizie”, “contumelie” è già un miracolo. E notate che non sfocia mai nel blasfemo. Certo mi è scaduto un po’ dopo l’eccessivo attacco a Guendalina».
In conclusione: si prenota per la prossima edizione?
«Se si farà, certamente sì. Ma ovviamente non sono io a decidere. Comunque credo che con questa edizione si sia capita una cosa.

All’isola funziona tutto: mandarci gli ex naufraghi, pure più di due volte, i parenti, i famosi, i non famosi: basta che siano personaggi interessanti. Per cui c’è da rifletterci: per me questo reality ha ancora molto da dare...»

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