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Mentana si inventa la maratona Giletti perché su La7 "the show must go on"

Il caso della trasmissione "sospesa" diventa, a sua volta, una trasmissione

Mentana si inventa la maratona Giletti perché su La7 "the show must go on"

Comunque, sempre di tivù si tratta. E, dunque, anche se qui ci sono di mezzo vita, lavoro e stipendio di chi la tivù la fa, ci si fa giustamente un programma tivù. Insomma, the show must go on. Per cui non stupisce più di tanto che Enrico Mentana, il re dei talk show, il maratoneta capace di stare in onda ore a parlare del nulla degli exit poll, abbia pensato di allestire una trasmissione sul caso che sta scuotendo la rete del suo tg. Insomma, va in scena la maratona Giletti. Domenica sera su La7 si parlerà del caso Giletti, nello spazio che da sei anni è di Giletti, che ora gli è stato sottratto, e non si è ancora capito perché. E a spiegarcelo - forse - sarà Mentana che cercherà di attraversare le nebbie della mafia, dell'antimafia, dei pentiti, degli anti-pentiti, delle procure, dei venditori di scoop su Messina Denaro come questo Salvatore Baiardo, della foto di Berlusconi con il boss Graviano che c'è, ma che non c'è (Giletti dice di averla vista - forse - in mano a Baiardo, Baiardo dice di non averla mai avuta, la procura convoca Giletti sul caso).

Ma a darci una spiegazione domenica ci sarà Giletti? Eh, non si sa i diretti interessati, a domanda precisa nicchiano. Perché se di tivù si tratta, ci deve essere la sorpresa, come a C'è posta per te. Del resto Giletti sostiene di non sapere perché Cairo gli ha tolto il programma, anche se fa capire che c'entrano le inchieste sulla mafia.

L'unico che può chiarire il mistero è Urbano Cairo, il patron de La7 che, appunto, di punto in bianco ha tirato qualche giorno fa la linea sulla trasmissione. Lui finora ha smentito tutte le ricostruzioni più fantasiose tranne quella che lo show non sarebbe in linea con gli obiettivi economici, cioè ascolti (sempre comunque buoni, attorno al sei per cento) adeguati alla resa pubblicitaria. In soldoni: non sarebbe abbastanza appetibile per gli sponsor. E dunque il patron avrebbe preso la palla al balzo delle convocazioni della procura di Firenze (di cui Giletti non avrebbe riferito all'editore, secondo quanto rivelato via social da Mentana) per concludere il rapporto con il giornalista. Insomma, che se ne tornasse pure in Rai. Uno si domanda: ma non era più semplice fare un bel comunicato chiaro sui motivi di tutto questo? Eh no, poi come si faceva a montarci su un altro pezzo di tv?

O, intendiamoci, mica pensiamo che Mentana abbia architettato la vicenda. Che sappia come sfruttarla, però, si. Perché una notizia, è una notizia, da qualunque parte venga, anche dal proprio editore. E la censura è un succulento argomento di dibattito. Pure se fatta a uno di destra (che poi Giletti manco lo è) e non a un martire della sinistra. Del resto, tutti i colleghi de La7, la questione l'hanno snobbata come la peste. Perché Giletti non fa parte di quel giro del giornalismo illuminato e politicamente corretto dei vari Floris, Gruber, Formigli. E, così, prima il segnale l'ha lanciato Francesca Fagnani, compagna di Mentana, dicendo sulla Stampa: «Mica si fa così». Poi Mentana ha lanciato via web il coup de théâtre.

Ora, si vedrà, domenica, chi ci metterà la faccia - e magari un po' di verità- nello spazio di Giletti, sottratto a Giletti, per parlare di Giletti, nella maratona Mentana.

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