Niente rimbalzo, ancora tutti giù. Erano preparati a una ripresa debole, connotata dalle criticità delloccupazione, i mercati: non a incassare i segnali negativi che lAmerica sforna a ripetizione, né i rinnovati timori di default della Grecia. Il discorso pronunciato da Barack Obama sullo Stato dellUnione è scivolato via ieri come acqua sul marmo, nonostante la parola più usata dal presidente sia stata «jobs» (posti di lavoro) e laccento sia stato messo più volte sullintenzione di tagliare pressione fiscale e spesa pubblica.
Gli indici, in calo ovunque, svelano infatti il nervosismo degli investitori. Un malessere diffuso e crescente. LAmerica stenta a far ripartire il mercato del lavoro. A ricordarlo è stata la Fed mercoledì sera, a ribadirlo è stato ieri il calo inferiore al previsto dei sussidi nellultima settimana che ha perfino oscurato il ritorno allutile di Ford dopo 14 anni. A Wall Street questa jobless recovery piace sempre meno (a unora dalla chiusura il Dow Jones cedeva lo 0,7% e il Nasdaq l1,45%) perché riduce le possibilità di vedere finalmente un saldo positivo tra assunzioni e licenziamenti già allinizio dellanno.
LEuropa si trova invece alle prese con i conti pubblici fuori controllo del Portogallo e, soprattutto, della Grecia. Lallarme ha avuto riflessi sia sul versante valutario, con leuro sceso sotto 1,40 dollari per la prima volta da luglio, sia sulle Borse: tra le piazze più importanti Milano è stata la peggiore (-1,79%), al fianco di Parigi (-1,46%), Francoforte (-1,3%) e Londra (-1%). Le vendite hanno colpito i titoli bancari e in particolare Unicredit (-4%), scivolata al di sotto dei 2 euro (non accadeva da fine luglio), un valore lontano dai 2,365 euro toccati lo scorso 11 gennaio, giorno di avvio dellaumento di capitale che si concluderà proprio oggi. Il gruppo di Piazza Cordusio soffre anche la delicata situazione patrimoniale degli istituti austriaci, per i quali sono previste questanno forti svalutazioni. La Grecia tiene comunque i mercati col fiato sospeso. LUe ha di fatto bocciato le misure varate da Atene, giudicate «insufficienti» per ripianare il disavanzo entro fine anno.
Il premier greco Papandreu ha detto ieri che il Paese è «sotto attacco speculativo» e ha negato di voler vendere alla Cina bond per 25 miliardi. Germania e Francia hanno invece smentito di avere allo studio un piano per aiutare il Paese ellenico in modo da stemperare la tensione dei mercati.
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