Il mercato aspetta da Trieste il progetto triennale 2006-2008. Dopo la fase della ristrutturazione ora tocca allo sviluppo in Cina e alle acquisizioni Generali: Axa si tira indietro e delude la Borsa Il vertice della compagnia francese smentisce l’intere

Per gli 1,6 milioni di capitale in eccesso si punta sull’acquisto delle minoranze di Amb e Holding Vienna

Marcello Zacché

da Milano

In una giornata in cui la Borsa di Milano ha ceduto l’1,8%, le Generali sono andate ancora peggio, lasciando sul terreno più del 3%, a quota 30 euro. Una scivolata dovuta alle cosiddette «prese di beneficio», dopo settimane di forti rialzi. Ma anche a un raffreddamento delle voci più speculative, quelle che da tempo prefigurano grandi cambiamenti nell’assetto futuro della compagnia. E proprio ieri il presidente di Axa, Henri de Castries, ha negato qualunque interesse per una possibile aggregazione con Generali. Il che corrisponde a una smentita alle voci di un’Opa francese, che certo ha contribuito alla debolezza delle azioni.
La compagnia è comunque vicina a una svolta importante. Ieri un consiglio d’amministrazione si è tenuto a Roma, ma l’amministratore delegato Sergio Balbinot, alla fine, ha parlato di «ordinaria amministrazione». Ma le novità stanno arrivando: bisognerà aspettare il prossimo cda, forse nel week end o forse lunedì mattina, chiamato ad approvare il piano industriale 2006-2008, che verrà presentato lunedì stesso nel primo pomeriggio, a Milano.
Un piano sul quale le attese della comunità finanziaria sono molti forti: il primo piano, quello presentato tre anni fa ha superato gli obiettivi che si era proposto. Giovanni Perissinotto, l’altro ad del gruppo, lo aveva voluto particolarmente concentrato sull’aspetto ristrutturazione, ritenendo prioritario su tutto il recupero di efficienza e redditività che significava un grande lavoro sul lato Ina-Assitalia.
Il «piano due», per come se lo aspettano gli investitori e per quanto risulta al Giornale, darà nuove risposte anche su altre due linee: la crescita e l’utilizzo del capitale. Sul primo punto è scontata la spinta sulla Cina, dove Generali in questi tre anni è già diventata la prima compagnia non nazionale, sia sul ramo vita, sia sui danni.
Sul secondo aspetto, il mercato aspetta dalla compagnia indicazioni sull’utilizzo di 1,6 miliardi di capitale in eccesso, non necessari alla copertura di margini di solvibilità. Capitale che, sottoimpiegato a rendimenti nell’ordine del 3-5%, se investito in una compagnia efficiente garantisce ritorni del 15-20%. Nel mirino ci sarebbero le minoranze di Amb, controllata in Germania, e di Generali holding a Vienna. Mentre sul riacquisto di quelle di Alleanza non crede, per ora, nessuno.
Il capitale in eccesso potrà essere anche distribuito ai soci tramite un superdividendo, piuttosto che con una più aggressiva politica dei dividendi, che preveda un aumento del 20-30% annuo dell’attuale payout (il rapporto tra dividendi e utili), che al momento è pari al 40%.

L’utile atteso per quest’anno, secondo i parametri Ias, è atteso su 1,9 miliardi, contro gli 1,3 (pari a 1,6-1,7 rettificati Ias) del 2004.
Possibile anche la valorizzazione di Banca Generali, che secondo qualche analista potrebbe essere quotata.

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