(...) non fecero a tempo nemmeno a compilare i moduli, che già era stata scelta unaltra sede.
Ma, per lappunto, non vogliamo tanto, ci accontenteremmo di molto meno. Ad esempio, ci accontenteremmo che il mercato del Carmine funzionasse. E, soprattutto, ci accontenteremmo che i gioielli liberty della nostra città fossero un fiore allocchiello e non un enorme spreco di denaro pubblico. Non dico una serra, mi accontenterei di un fiore.
E anche qui prendiamo esempio da Venezia, dove invece parliamo di una serra. Siamo sempre nei dintorni dellArsenale, forse il quartiere meno turistico della città vecchia, ma a mio giudizio il più bello, il più affascinante, quello dove respiri lessere veneziano vero e non turista. Ecco, qualche passo in quelle zone e capiti nel Sestiere di Castello: lindirizzo dellanagrafe è viale Giuseppe Garibaldi 1254, in quello straordinario gioco dei numeri civici veneziano per cui le case di Cannaregio si contano in migliaia (straordinario il racconto della vita dei postini di Cannaregio fatto da Marco Paolini nel Milione). Ma, al di là dellanagrafe, tutti conoscono la zona come quella dei Giardini di Castello e la serra liberty è il suo gioiellino.
Una struttura - utilizzata per studi universitari, ma anche per feste e incontri - ristrutturata benissimo e che nei due piani liberty è una vera e propria serra. Ci sono stato qualche giorno fa, in occasione del varo della Fascinosa da parte di Costa Crociere e di Fincantieri (i cui risvolti genovesi e liguri vi racconteremo nei prossimi giorni, finalmente una bella storia), e sono stato rapito.
Amo Venezia, amo lArsenale, amo il Sestiere di Castello e i suoi Giardini, ma la serra ristrutturata così è la dimostrazione di come si possa fare un restauro conservativo che diventa volano per leconomia, che porta soldi.
Poi, sono tornato a Genova e, venendo da Principe verso via Balbi, mi sono imbattuto nel mercato del Carmine. Altrettanto liberty, altrettanto bello, altrettanto affascinante e altrettanto magico (potenzialmente), ma in realtà sconfortante. Che porta via soldi.
Perché anche in questo caso è stato ristrutturato (benissimo, peraltro) dal Comune. Per metterlo a posto sono stati spesi più di 430mila euro di soldi pubblici, presi dai dodici milioni stanziati dal ministero delle Infrastrutture per il programma di riqualificazione urbana del quartiere. Insomma, una volta tanto, sembrava una bella storia.
Il problema è che manca il lieto fine. Il consigliere regionale biasottiano Lorenzo Pellerano ne ha fatto una battaglia personale, che però si infrange regolarmente contro risposte burocratiche e che non portano a una soluzione. E il fatto che manchino gli ultimi 800mila euro per completare i lavori e gli arredi interni, con i finanziamenti bancari bloccati, non permette al progetto di decollare.
I bandi si susseguono ma, giustamente, con questi chiari di luna, gli operatori non vogliono rischiare troppo. Ed è un peccato perché, ad esempio, come ha scritto anche Giuliano Gnecco sul Secolo XIX, si punta a fare di questa struttura il paradiso della filiera corta, dove si possano acquistare e consumare direttamente sul posto i prodotti, permettendo anche di sbucciarli immediatamente. Poi, si era parlato di farci anche una sede per lenoteca regionale ligure e per corsi di educazione alimentare.
Bellissime idee. Ma, intanto, il mercato del Carmine è bello, liberty, ristrutturato e vuoto. Mentre a Venezia la Serra di Castello fa il pienone tutti i giorni.
Non tutte le repubbliche marinare hanno gli stessi dogi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.