Cronache

Quel mercato dei bambini che la sinistra vuole sdoganare

Il ricorso all'utero in affitto, vietato in Italia, verrà incentivato dalle norme del ddl Cirinnà sulle unioni civili

Quel mercato dei bambini che la sinistra vuole sdoganare

Utero in affitto, "gestazione per altri" o maternità surrogata. Se il nome cambiasse l'essenza delle cose, Monica Cirinnà - senatrice Pd e madrina della legge sulle unioni civili - ne sarebbe contenta. Ma purtroppo (per lei) non è così.

Per questo il tema dell'affitto dell'utero, pratica utilizzata per "fabbricare" un bambino a tutti i costi, continua a tornare d'attualità. Qualche giorno fa anche le femministe italiane di Senonoraquando libere si sono schierate contro la maternità surrogata. Dichiarandola lesiva della dignità femminile.

Ebbene, in Italia questa mercificazione il corpo della donna è vietata dalla Legge 40. Ma il ddl Cirinnà sulle unioni civili, se approvato, potrebbe aprire più di uno spiraglio alla sua legittimazione "de facto". Permettendo alle coppie (soprattutto omosessuali) di ottenere il riconoscimento del bambino nato dall'affitto di un utero ucraino, americano o indiano.

Il ddl Cirinnà

Il pericolo è nascosto nel discusso articolo 5 del disegno di legge, quello che andrebbe a regolamentare la cosiddetta stepchild adoption.

La stepchild adoption è un istituto anglosassone che permette al compagno del genitore naturale di un bambino di adottare il pargolo e diventarne "genitore sociale". Ovviamente, nello stesso tempo è necessario che ci sia anche la "rinuncia dell’altro genitore biologico". Proprio come accade - strano! - nei casi di maternità surrogata.

Ipotiziamo una coppia omosessuale, formata da Carlo e Marco. Si amano e decidono di dar vita ad una unione civile del tipo ipotizzato dalla Cirinnà. Secondo la (futura) legge, se Marco ha un figlio, Carlo può diventare suo genitore a tutti gli effetti. Ma come fa Marco ad avere un figlio? Potrebbe averlo avuto da una precedente relazione eterosessuale. In questo caso, però, il bambino ha una mamma e quindi non è adottabile. A meno che, ovviamente, la madre non abbia rinunciato alla sua genitorialità. Questa cosa accade, normalmente, proprio nei casi di utero in affitto, dove la donna che porta il bambino in grembo poi rinuncia a tutti i diritti su di esso. L'unica soluzione per Marco e Carlo di diventare papà 1 e papà 2, dunque, è quella di andare all'estero e ricorrere alla procreazione eterologa. Gran parte dei bambini adottati con stepchild adoption nel mondo, scrive infatti l'Ansa, "sono spesso nati all'estero grazie alla procreazione assistita eterologa".

Ecco svelato il trucco. Mentre la Legge 40 vieta in Italia la pratica della Gestazione Per Altri (GPA), con l'approvazione del Ddl Cirinnà per una coppia (gay o eterosessuale) sarà possibile generare un bambino all'estero e poi tornare in Italia per farselo riconoscere.

Nonostante le forti opposizioni, Monica Cirinnà tira diritto. Nei giorni scorsi è trapelata un'indiscrezione secondo cui il Pd sarebbe pronto ad un passo indietro sulla stepchild adoption, relegando la questione ad un nuovo disegno di legge. La Cirinnà, in una lettera a Repubblica, ha però difeso le sue posizioni. "Si obietta - ha scritto - che, potendo il genitore sociale adottare il figlio biologico del partner a fronte della rinuncia dell’altro genitore, verrebbe così incoraggiato il ricorso alla GPA e di conseguenza lo sfruttamento della donna. Si tratta - aggiunge la deputata dem - di una deduzione senza premesse e senza un contesto normativo di riferimento. (...) Va chiarito ancora una volta che la GPA in Italia è vietata dalla Legge 40 e che tale resterà anche dopo l'approvazione del ddl sulle unioni civili. E va ricordato che l'utilizzo all'estero della GPA è appannaggio nove volte su dieci di coppie eterosessuali sterili, per le quali il riconoscimento del figlio è pacificamente previsto senza avere destato fino a oggi (chissà come mai) remora alcuna attraverso il discutibile meccanismo della presunzione di concepimento".

Eppure non molto tempo fa, in una intervista a Coffee Break su La7, la stessa Cirinnà comfermava che la stepchild adoption sarebbe servita alle coppie omosessuali che vanno negli Usa o in Canada per "comprare" un figlio. "La maggior parte di questi uomini che vanno il California piuttosto che in Canada (ed usano la GPA, NdR) - diceva la senatrice - uno dei due è padre naturale di quel bambino".

Di fatto, dunque, sebbene non la legittimi legalmente, il ddl Cirinnà sdogana l'utero in affitto.

Lo incoraggia, dicendo: andate in America, comprate un bambino, poi tornate qui che vi verrà riconosciuto.

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