Crescono nel mondo gli investimenti in energie rinnovabili. Nel 2015, secondo l'ultimo Renewable Energy Report realizzato dall'Energy & Strategy Group dello School of Management del Politecnico di Milano, presentato nel campus Bovisa dell'ateneo meneghino, sono stati registrati 298 miliardi di nuovi investimenti in questo settore a livello mondiale. L'incremento rispetto al 2014 è stato pari al 21%, soprattutto grazie alle nuove politiche introdotte nei Paesi asiatici e, in generale, nei mercati emergenti. Anche l'Italia ha fatto segnare un segno più. Sempre secondo lo studio del Politecnico di Milano, nel 2015 gli operatori di rinnovabili hanno aggiunto 893 MW di nuova potenza installata, che ha così raggiunto il livello di 50,3 GW, per una crescita dell'1,8%. A oggi, le renewable coprono il 35% della domanda elettrica nazionale e costituiscono il 40,5% della produzione. Come si suddividono la torta dell'energia rinnovabile prodotta in Italia le diverse fonti? Secondo lo studio, un terzo deriva dalle centrali idroelettriche, di cui il 95% risultavano già attive prima dell'anno 2008, un terzo dal fotovoltaico e l'ultima fetta da tutte le altre renewable
«Nei prossimi anni dichiara Vittorio Chiesa, professore al Politecnico e direttore dell'Energy & Strategy Group l'eolico rappresenterà la fonte che contribuirà maggiormente alla crescita della produzione elettrica da rinnovabili in Italia». Alla fine del 2015, la potenza eolica installata in Italia ha raggiunto 9.080 MW, grazie all'aggiunta di 423 MW ottenuta con nuove installazioni. In realtà, questo incremento, quattro volte superiore a quello registrato l'anno precedente, è avvenuto grazie al varo del Decreto rinnovabili, che ha dissipato una buona parte dei dubbi che avevano portato questo comparto a stare alla finestra. Ciò che è stato previsto dal provvedimento ha incentivato gli operatori ad aprire il portafogli nel 2015. Il risultato è stato un investimento in nuove installazioni pari a 670 milioni.
È interessante notare che 431 milioni, pari a circa il 60%, sono stati stanziati per la costruzione di impianti di taglia superiore a 5 MW, che a parità di consumo di suolo garantiscono una maggiore capacità di produzione elettrica. «L'Italia spiega Chiesa non è un Paese del tutto idoneo alla produzione di energia elettrica con la fonte eolica. Ha tuttavia alcune zone in cui esiste una ventosità molto favorevole». Non meraviglia, invece, che negli ultimi anni sulla penisola sia proliferato il fotovoltaico, che a fine 2015 ha raggiunto i 18.610 MW. Nel corso dello stesso anni, però, fa notare Energy & Strategy Group, i nuovi MW aggiunti con questa tecnologia sono stati solo 290, pari a un -25% rispetto all'anno precedente e meno che nel 2008. Di soli 110 MW si è arricchita invece la fonte idroelettrica, salita a un installato di 18.448, complice il fatto che l'85% dei nuovi impianti siano stati di taglia piccola. «Il nuovo decreto conclude Chiesa prevede l'incentivazione per i prossimi anni di impianti eolici per un totale di 800 MW. A questo fine verrà quasi sicuramente indetta un'asta a fine anno. In più, è previsto il sostegno al revamping (rinnovamento di impianti esistenti) per 40 MW. Considerati anche altri benefici e la continua crescita dell'efficienza delle tecnologie utilizzate negli aerogeneratori, nei prossimi anni l'eolico giocherà il ruolo principale nella crescita del mercato dell'energia rinnovabile in Italia».
Se si verificassero le condizioni
più favorevoli, l'Energy & Strategy Group ritiene ragionevole ipotizzare installazioni eoliche complessive pari a 3.000-3.800 MW (+11%-27%), su un totale da rinnovabili oscillante fra circa 6.500 e 8.000 (+4%-13%).RCe
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