È un «mercato di sostanze stupefacenti a cielo aperto». Peggio. È un«infezione in grado di diffondersi nel quartiere». Piazzetta Capuana, via Traversi, via Aldini. Quarto Oggiaro. Droga, soprattutto cocaina. Tanta, per chiunque ne sia in cerca. Così a portata di mano, che «in alcuni momenti gli acquirenti fanno addirittura la coda per ricevere le dosi». Tutti i giorni, a tutte le ore. Un meccanismo «ben oliato». Questo è lo spaccato, descritto nelle 320 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini. Questa è la fotografia. La speranza, invece, è di «restituire ai cittadini e alle famiglie che vi abitano il loro quartiere».
Una realtà criminale in cui lorganizzazione viene prima di tutto. Il capo, Mario Carvelli, è «attorniato da un gruppo di persone di fiducia a lui legate da un vincolo di parentela o di amicizia». È il vertice. Poi ci sono le «batterie», e i «cavalli». Spacciatori di strada, spesso minorenni. Carvelli, infatti, «è in grado di attrarre nelle sue fila e far lavorare ogni sera numerosi giovani e giovanissimi». Attrazione «dovuto non solo a un non disprezzabile guadagno personale (20 euro per ogni pacchetto venduto), ma forse dallancor più pericoloso desiderio di cominciare a sentirsi importanti e rispettati proprio per aver fatto apprendistato, seppur solo con il ruolo di cavallini e vedette, in unorganizzazione percepita come dispensatrice di potere e di prestigio sul territorio». Perché questo, nella terra di nessuno, significa spacciare: avere un nome, diventare qualcuno, ottenere rispetto. E cè la fila per entrare tra gli «iniziati» del boss. Così, «nonostante i numerosi arresti di appartenenti alle batterie» avvenuti lo scorso anno, «Carvelli e i suoi sottocapi - continua il giudice Salvini - non hanno mai avuto alcuna difficoltà a rimpiazzare coloro che erano caduti con altri giovani del quartiere, anche incensurati».
Del resto gli affari nel triangolo della droga non mancano. Perché «i consumatori sono attirati da zone anche lontane e facilitati nei loro acquisti dalla possibilità di recarsi» nelle vie dello spaccio «a colpo sicuro». Domanda e offerta. Il «sistema» si autoalimenta. Le riserve di cocaina, quelle, non mancano. «La struttura operativa messa in piedi da Carvelli e dai suoi più fidati luogotenenti - scrive ancora il gip - è semplice ma efficace». Quando la scorta di droga (in genere, pacchetti da dieci dosi) si esaurisce, un responsabile della batteria segnala con uno squillo di cellulare. Niente parole. Il messaggio è chiaro. Parte un corriere, che porta in strada altri pacchetti.
Un mercato continuo e inesausto. Nonostante le indagini, e anche a fronte delle operazioni di polizia. «Una volta rimpiazzati come sempre i componenti del gruppo arrestati - sottolinea ancora il gip - lattività di spaccio è continuata e continua». Fino a ieri, «unattività delittuosa quantomai attuale e in pieno svolgimento, grazie a modalità operative ben oliate». E grazie alla seduzione del potere. Una telefonata intercettata. È il 17 agosto dello scorso anno. Il ragazzo ha 17 anni. Il capo, al cellulare, lha sentito «freddo». Teme che possa abbandonare lattività di piazza. e allora lo fa sentire «speciale». «Magari mi vuoi abbandonare? tutto a posto?», domanda luomo. «Sì», replica il minorenne. «Lo sai che sei unico...».
Perché questo è l«esercito» di Carvelli. Ragazzi.
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