(...) di qualche paese orientale dove lordine e la pulizia sono lultimo dei problemi.
Il giro tra i banchi (e soprattutto gli ex banchi) è deprimente. Perché molti sono gli esercizi commerciali che hanno «mollato», che hanno tirato giù per sempre la serranda. Soprattutto al piano superiore la desolazione sta prendendo il sopravvento, i coraggiosi che resistono sono sempre meno, chi può cerca di trasferirsi almeno a piano terra, dove cè ancora movimento e la clientela, oltre agli affari, sembra garantire anche un po più di sicurezza.
Il Mercato Orientale, quello che è sempre stato uno dei fiori allocchiello della città, quello dove si trova la spezia più ricercata, il prodotto di qualità che magari da unaltra parte non arriva, quello che offre la frutta esotica e più sconosciuta o il pesce rigorosamente doc, appare sempre meno «esclusivo», sempre più bazar.
Fin dal suo «biglietto da visita», la sua presentazione ai clienti. Tutto ciò che non dipende dal singolo negoziante è abbandonato a se stesso. Le ampie vetrate sono sporche, mai pulite, lunica acqua che vedono è la pioggia che ogni tanto rischia di «impastare» sempre più la «rumenta» che si accumula.
Il resto lo fanno i pavimenti abbandonati a loro stessi, le pareti scrostate, cartoni abbandonati ovunque e mai ritirati. Gli operatori ammettono a denti stretti che limmagine non è più quella di una volta e non nascondono quello che secondo loro è il primo responsabile del degrado: il padrone di casa, cioè il Comune. Qualcuno si improvvisa anche fotografo per documentare tutto il degrado che avanza. Anzi, sotto sotto spera che le accuse vengano portate con la maggior ferocia possibile, perché dal Comune ci si muova per dare un futuro a un Mercato Orientale che più che il fascino dellantico sembra mettere in mostra la ruggine del vecchio. O forse, meglio, la spazzatura dellabbandono.
Chi vive di Mercato Orientale spera che prima o poi il Comune decida di investire i soldi che di solito se ne vanno in concerti o in capitoli di bilancio spesso onnicomprensivi e difficili da approfondire.
Più realisticamente, riponendo i sogni nel cassetto, tutti si augurano che almeno Tursi si decida a dare una spazzata in terra, una rinfrescata alle pareti e una lavata ai vetri. È troppo anche questo?
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