Cronaca locale

«Il mercato di Papiniano va sospeso»

Gianandrea Zagato

Ai contrasti esistenti tra Provincia e Comune s’aggiunge un nuovo capitolo. Materia del contendere: il mercato di viale Papiniano. Che da sempre è una spina nel fianco con bancarelle ovunque, polizia annonaria in pressing e residenti esasperati. Caos bisettimanale - ogni martedì mattina e tutta la giornata di sabato - che «è troppo» per il presidente della Provincia: «Si lamentano tutti, i commercianti sono intimoriti, c’è una forte pressione da parte degli abusivi, hanno paura a entrarci persino i ghisa. Allora, io, faccio una proposta: lo si sospenda a tempo indeterminato e si stabiliscano nuove regole per il decoro e la sicurezza». Intervento che Filippo Penati fa seguire dallo slogan «meno parole, più azioni coordinate», con tanto di denuncia del «mancato intervento della polizia municipale» laddove «c’è una competenza precisa».
«Lezioncina» osserva Roberto Predolin, assessore al Commercio di Palazzo Marino, «fuori posto»: «Penati continua a comportarsi come il sindaco della rossa Stalingrado d’Italia, quello che non conosce le buone maniere. Straparla di sicurezza senza averne competenza ma, soprattutto, senza disporre di poteri sul fronte del commercio». Atteggiamento da campagna elettorale, «buono giusto per raccattare quattro voti», che sottovaluta però l’impatto dei mercati sulla città: «Quattromila operatori commerciali spalmati su sedici mercati quotidiani e diecimila e più clienti che comprando sulle bancarelle riescono a far quadrare il bilancio familiare. Ma questo Penati non lo sa. E nemmeno sa che, in tre giorni, sono state raccolte qualcosa come cinquantamila firme di clienti contro il trasloco di Papiniano». Come dire: ricordiamoci che Papiniano ha una funzione sociale, di aggregazione e di calmierazione dei prezzi e che è lì da settanta e rotti anni. Elementi che Penati «ignora» secondo il Comune di Milano: «Così come ignora le operazioni messe in atto dall’annonaria e i piani che Palazzo Marino ha studiato con prefettura e questura per far fronte all’emergenza abusivi. Che non sono solo clandestini ma anche italiani e che, piano piano, stiamo allontanando dall’area».


Questione di strategie che, forse, per Penati si declina solo «militarizzando le strade di Milano» conclude Predolin: «Errore di una Provincia che pretende un ruolo di coordinamento e che, a malapena, sa ripetere lezioncini imparate a memoria».

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