Perugia - Africano, piccolo spacciatore con precedenti penali, habitué dei locali notturni dove si incontrano abitualmente gli studenti stranieri e italiani che frequentano l'università di Perugia. E' l'identikit del 'quarto uomo', quello che - ormai è certo - era in casa di Meredith Kercher la sera del 1 novembre quando la studentessa inglese è stata uccisa e che è stato iscritto nel registro degli indagati. Inquirenti ed investigatori lo stanno cercando, anche all'estero, visto che le sue tracce si sarebbero perse fin dal giorno dopo il delitto. Di lui avrebbero parlato alcuni tra gli amici e le amiche di Meredith e Amanda Knox - in carcere assieme a Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba Diya - nei giorni immediatamente successivi all'omicidio. Indicandolo come uno di quelli che conosceva il giro delle studentesse, incontrate spesso nei locali.
Identificato dalle impronte digitali L'uomo però non è mai stato sentito nel corso di queste settimane. Alla sua identificazione la polizia è giunta attraverso la comparazione tra le impronte digitali trovate sulla scena del delitto e quelle prelevategli in occasione di una fotosegnalazione. Nella casa di via della Pergola la polizia scientifica ha trovato tre tracce riconducibili a lui: le impronte digitali sulla federa del cuscino insanguinato trovato accanto al cadavere e quelle su un frammento di carta igienica nel water, e il codice del Dna estratto dalle tracce organiche lasciate nello stesso bagno. L'attività investigativa non è comunque concentrata soltanto sulla ricerca del quarto uomo. C'é infatti da chiarire ancora nei dettagli ruoli e posizioni dei tre indagati che si trovano in carcere da una decina di giorni. Quello di Amanda, soprattutto, l'unica che ha confessato di esser stata nella casa al momento dell'omicidio, ma anche quello di Patrick. A suo carico c'é al momento soltanto il racconto della studentessa americana, ma risposte più chiare dovrebbero arrivare entro martedì, quando attraverso gli accertamenti della polizia postale si conoscerà il testo dell'sms che il congolese ha inviato ad Amanda in cui, secondo la sua versione, le scriveva che quella sera non sarebbe dovuta andare a lavorare. Per Amanda invece Patrick aveva scritto "ci vediamo dopo". Anche nei confronti di Raffaele Sollecito proseguono gli accertamenti.
La candeggina e gli scontrini Dai laboratori della polizia postale dovranno arrivare le risposte sull'analisi del suo computer (il giovane ha detto di avervi lavorato la sera dell'omicidio) e da quelli della polizia scientifica sugli oggetti sequestrati nella sua abitazione lo scorso 16 novembre, tra cui le due bottiglie di candeggina comprate la mattina dopo l'omicidio e utilizzate, secondo l'ipotesi investigativa, per pulire il coltello utilizzato per uccidere Meredith. Nell'abitazione di corso Garibaldi però non sono stati trovati gli scontrini che attestano quell'acquisto. Nei 21 reperti catalogati dagli investigatori vi sono tre scontrini e nessuno porta la data del 2 novembre. Il primo (il reperto 11) é del 4 novembre, "recante - è scritto nel verbale di sequestro - ora 17:27, importo di euro 13, numero progressivo 26, relativo all'esercizio commerciale denominato 'Pizza station'...il reperto era sul mobile porta bottiglie...". Gli altri due (reperti 15 e 16) sono invece più vecchi e sono stati trovati entrambi "all'interno di una busta contenuta nell'ultimo cassetto a partire dall'alto del mobile della cucina". Il primo è uno "scontrino n.115 relativo all'attività commerciale 'Alimentari-tabacchi-lotto' datato 19-05-2007 ore 17.28 per l'importo di euro 7,27"; il secondo invece è relativo a negozio di alimentari 'Quintavalle', numero "progressivo 264 di data 21-03-2007 ore 17.48 per l'importo di euro 8,70".
"E' un'ulteriore riprova dell'assenza di responsabilità del giovane - ha detto uno dei suoi avvocati, Luca Maori - Assenza di responsabilità che verrà ribadita nei prossimi giorni con il deposito delle perizie tecniche".