«Meredith uccisa da un amico» Ma l’assassino ha le ore contate

da Perugia

È l’ora della morte che viene considerata importante, se non decisiva, per incastrare l'assassino. Forse Meredith, la studentessa uccisa (tre sono le ferite che sono state repertate dal medico legale sul corpo della vittima) potrebbe aver cenato con il suo killer. Il decesso della ragazza inglese è stato collocato in una forbice tra le 11 e le 2 di notte. Alle 21 era a casa di Sophie Purton, con altre amiche, insieme avevano guardato un film.
Gli inquirenti, ora, hanno in mano un gran numero di elementi e sono in attesa delle risposte degli esami istologici, di quelli tossicologici (eventuali alcolici bevuti o droghe ingerite oltreché delle tracce biologiche e del Dna.Le fonti ufficiali smentiscono che sia stato repertato liquido seminale sulla vittima mentre il sangue trovato sul luogo del delitto pare sia solo quello della ragazza (l'assassino non si è ferito, insomma). Le tracce trovate, in casa, sono state dunque quelle trasportate dall'omicida nei suoi movimenti e nella fuga. Probabilmente nella piccola cameretta, di pochi metri quadrati e arredata in maniera spartana (un letto, un armadietto, un tavolino), si è consumato l’omicidio. Un delitto, secondo gli investigatori, a sfondo sessuale. Anche se non è stato uno stupro. Dopo aver ucciso Meredith, trovata sul pavimento, l'assassino l'ha coperta con una trapunta, ha chiuso la porta della stanza, ha cercato di confondere le tracce e poi se n'è andato uscendo dalla porta. Con sé ha portato l'arma del delitto (probabilmente un coltello da tasca), la chiave della cameretta, e i due telefonini della giovane. Forse anche il beauty-case. «Domani - ha spiegato il pubblico ministero Giuliano Mignini - dovremmo ricevere le risposte attese ai nostri quesiti...».
Un’importanza altrettanto notevole rivestono i tabulati relativi ai due telefonini (uno con scheda inglese, l'altro con scheda italiana) che l'assassino ha rubato e gettato (ma forse gli ha persi), in un giardino di via Sperandio. Proprio dalle chiamate fatte e ricevute gli inquirenti si attendono le prove per poter incastrare il killer, una persona che si suppone facesse parte della cerchia di amicizie di «Mez» (il nomignolo della studentessa).
Intanto mentre proseguono interrogatori e rilievi tecnici, l’amica del cuore di Meredith, Sophie Purton, inglese anche lei, è stata ascoltata a lungo. Per gli investigatori si tratta di un testimone decisivo. La studentessa è stata raggiunta dai suoi genitori e si trova ora in un albergo, tenuto segreto. Ieri il pm Mignini ha interrogato un teste nel suo ufficio in procura.

Nello stesso momento gli investigatori Fabio Giobbi (della Direzione anticrimine centrale), il capo della mobile Domenico Giacinto Profazio e il capo dello Sco Marco Chiacchiera, hanno effettuato un ulteriore sopralluogo nel casolare dell’omicidio. L'impressione è che il cerchio si stia lentamente stringendo intorno all'assassino.

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