Politica

Il Meridione che vuole più soldi già incassa le tasse del Nord

Sarà vero che i veneti non sanno «alzare barricate e ribellarsi», come dice il governatore Galan, ma certo sanno far di conto. E come. Con la consueta precisione, la Cgia di Mestre è intervenuta ieri nelle polemiche sul Mezzogiorno trascurato dallo Stato. Nessun proclama, moltissimi numeri. Quello decisivo riguarda il saldo pro capite: la differenza, cioè, tra quello che un cittadino paga allo Stato e quello che riceve in cambio. Ebbene: nel 2007 questo saldo era «positivo» per i contribuenti del Nord e del Centro, che hanno versato (in tasse e contributi) più di quanto non abbiano ottenuto (in spesa sociale); mentre era «negativo» al Sud, dove i trasferimenti statali superano le imposte versate. Non basta. Secondo l’ufficio studi della Cgia, negli ultimi dieci anni, tra 1997 e 2007 per la precisione, il saldo tra dare e avere è rimasto pressoché invariato al Nord, è notevolmente peggiorato al Centro, mentre è migliorato al Sud.
Uno sguardo un po’ più approfondito alle cifre: nel 2007 ciascun residente del Nord Italia (con l’esclusione delle regioni autonome a statuto speciale) ha versato alle casse dello Stato 16.670 euro, e ne ha ottenuti in cambio 11.376. La differenza è notevole: 5.295 euro. Anche al Centro, come si diceva, nella partita tra Stato e contribuente a perderci è quest’ultimo. La differenza tra «dare» e «avere» ammonta, in questo caso, a 3.459 euro. Nelle regioni settentrionali a statuto speciale la cifra si assottiglia (907 euro), ma sempre a svantaggio del singolo cittadino. La situazione invece si capovolge al Sud, dove sono i trasferimenti statali a superare i versamenti individuali: in questa partita, ogni individuo guadagna 1.061 euro. E le cose vanno ancora meglio per le regioni a statuto speciale, cioè Sicilia e Sardegna, dove la cifra si attesta sui 2.063 euro.
Se la fotografia del 2007 è interessante, lo è ancor più il raffronto con il 1997. Un confronto che ci consente di formarci un’idea sulle dinamiche dell’ultimo decennio. Poco o nulla è cambiato, come si diceva, per il Nord Italia. I contribuenti nei loro rapporti con lo Stato ci rimettevano per 5.295 euro nel 2007, per 5.278 euro nel 1997. Al Nord, però, possono sorridere le regioni a statuto speciale: il saldo dei cittadini è sceso da 1.724 euro (nel ’97) a 907 euro (nel 2007). Chi ci ha perso di più sono i cittadini del Centro, il cui saldo è quasi raddoppiato, passando da 1.958 a 3.459 euro. Un salasso che, di fatto, è andato a finanziare il Sud, dove ogni cittadino, nei suoi rapporti con l’amministrazione pubblica, guadagnava 900 euro nel 1997 e 1.061 euro nel 2007; ma soprattutto la Sicilia e la Sardegna, i cui abitanti sono passati da un saldo di 1.430 euro a uno di 2.063 euro.
«I maggiori sacrifici per sostenere l’economia meridionale sono stati fatti dagli abitanti del Centro che hanno registrato in questo decennio gli aumenti di saldo più consistenti», conferma Giuseppe Bortolussi, che della Cgia è il segretario. Quale lezione trarne? «È moralmente ineccepibile che le realtà più ricche del Paese, siano esse del Nord o del Centro, debbano aiutare quelle più in difficoltà. Ciò che non è accettabile è che la protesta sollevata in queste settimane da una parte della classe politica e dirigente meridionale si basi sull’assunto che negli ultimi anni gli aiuti economici al Mezzogiorno sono diminuiti.

I dati in maniera inequivocabile dicono il contrario».

Commenti