Merk-Rosetti, chi perde vince in finale

Andrea Rossi

Vivranno Germania-Italia con il cuore diviso a metà. Perché se la nazionale del loro Paese avrà la meglio, per loro il mondiale sarà finito. Altrimenti, vorrà dire che l’avventura mondiale non è ancora arrivata al capolinea. Strana vigilia quella di Roberto Rosetti e Markus Merk. In bilico tra amor di patria e quanto di più grande possa accadere nella carriera di un fischietto: dirigere la finale di un mondiale.
Loro ostentano tranquillità e, soprattutto, un fervido patriottismo. Sentite Rosetti: «In questo momento sono il tifoso numero uno della nazionale». E ancora: «In finale vorrei vedere undici italiani, non uno solo». Già, da parte sua ha di che essere soddisfatto. Quattro gare dirette, niente male per uno che in Germania non avrebbe nemmeno dovuto esserci. Più tiepido, e non è solo questione di teutonico aplomb, il collega Merk. Da quando Collina è uscito di scena, secondo i colonnelli della Fifa il migliore è lui. E dunque sarebbe l’eletto, designato per il galà finale, se non fosse che la Germania si è messa di traverso, spingendosi fino alle soglie della semifinale.

E qui sorge, ancora una volta, il dilemma: Germania in finale e Merk a bocca asciutta o viceversa? Il fischietto di Otterbach, professione dentista, se la cava con diplomazia, niente a che vedere con il gagliardo Rosetti. «Essere in lizza per la finale è bellissimo. L’importante però è che la Germania vinca. Nel caso sono pronto a farmi da parte».
Chissà come reagirebbe a un gol di Toni.

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