Roma

Il merlo, che imita anche i cellulari

Per quanto addomesticate, le maine sono animali selvatici in cattività. Tanti quelli fuggiti E adesso si teme un’esplosione demografica

Sanno imitare alla perfezione perfino le suonerie dei telefoni cellulari. E solo alcuni pappagalli possono stare loro alla pari come imitatori della voce umana. I merli indiani, o maine (dall’inglese «mynah»), sono probabilmente quanto di meglio la natura può offrire nel campo della riproduzione dei suoni. Tale qualità, accoppiata al costo accessibile (e minore di quello dei pappagalli) e alla facilità di addomesticazione, ne fanno degli uccelli da gabbia assai popolari. Questi parenti asiatici dello storno hanno un bellissimo piumaggio scuro, il becco giallo-arancio, coda corta e ali arrotondate. In natura, le maine vivono nelle regioni montuose dell’India e di Ceylon, dove vengono catturate per essere esportate in tutto il mondo, ormai da un secolo. È raro, infatti, che si riproducano in gabbia o in voliera (soprattutto se sono state catturate da adulte), anche perché è difficilissimo riconoscere i sessi. Se catturate da giovani e allevate a contatto con gli uomini, si addomesticano molto facilmente. Possono ripetere addirittura intere frasi, imitare la «parlata» delle persone di casa, cantare e fischiare. Proprio l’estrema domesticità di questi uccelli spinge molti proprietari a farli uscire dalle gabbie. Ma, per quanto addomesticate, le maine restano pur sempre animali selvatici tenuti in cattività, che, avendone la possibilità, fuggono verso il cielo aperto e la libertà. E sono così tanti a Roma gli esemplari fuggiti, da far ritenere agli ornitologi, di essere alla vigilia di un’esplosione demografica di merli indiani. Per molti versi simile la situazione dei Parrocchetti dal collare, così detti per le righe rosa e nere che girano attorno alla gola dei maschi. Questi pappagallini verde smeraldo, in natura, vivono in Africa centrale, nella penisola arabica, in Irak, in India, in Cina e a Ceylon. Parecchie centinaia di esemplari fuggiti dalle gabbie vivono in libertà in Olanda, Belgio, Germania, Spagna e Francia. A Londra, addirittura, il loro numero è stimato in 20mila esemplari! In Italia, le prime colonie di parrocchetti dal collare si formarono a Milano, negli Anni Trenta-Quaranta, da esemplari sfuggiti allo zoo. Ma, negli Anni Cinquanta, finirono in bocca ai ratti o vennero sterminate dalle gelate. Poi, una decina di anni fa, pappagallini sfuggiti ai loro proprietari hanno cominciato a diffondersi in Sardegna, in Calabria, in Umbria, e in città come Genova, La Spezia, Milano, Bergamo, Verona, Udine, Modena, Pesaro, Catania, Siracusa, Palermo e, appunto, Roma, dove si riproducono ormai da qualche anno. Non sono ancora riuscite a mettere su famiglia invece, le numerose Amazzoni Frontegialla che svolazzano nella Capitale. Ma probabilmente è solo questione di tempo.

Questi pappagalli, originari del Golfo del Messico e dello Yucatan sembra che vivano anche più di 70 anni.

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