«Messaggio del genio italiano Senza garanzie mi incatenavo»

Cristina Acidini, sovrintendente del Polo museale fiorentino

Ha dichiarato che se la tavola di Leonardo avesse corso il rischio di subire danni per questa trasferta giapponese, si sarebbe incatenata lei stessa agli Uffizi. Ora Cristina Acidini Luchinat, soprintendente del Polo museale fiorentino, precisa le ragioni per le quali ritiene che L’Annunciazione leonardesca abbia preso a buon diritto il volo per il Giappone, dove sarà esposta fino al 15 giugno al Museo nazionale di Tokyo alla mostra «La mente di Leonardo» nell’ambito della «Primavera italiana». «Il prestito di dipinti e opere d’arte è ormai un fatto mondiale - dichiara la sovrintendente - e non mi sembra giusto mettersi in una posizione di isolazionismo. Le opere sono un messaggio dell’Italia nel mondo. In questo momento, tanto per fare un solo esempio, alla mostra aperta a Roma alle Scuderie del Quirinale, sono esposti importantissimi dipinti di Albrecht Dürer prestati da Monaco di Baviera». «L’Italia ovviamente - prosegue Cristina Acidini - è uno dei “grandi prestatori” data la ricchezza della nostra arte. Ma lo sono anche grandi musei esteri come ad esempio il Puskin o l’Ermitage. L’opera è accompagnata dall’architetto degli Uffizi Antonio Godoli (che già tre mesi fa aveva effettuato un sopralluogo a Tokyo) e dal tecnico di climatologia dell’Opificio della pietre dure, Roberto Boddi».
Chiusa in una triplice cassa, munita di ammortizzatori e sensori che ne monitorizzano costantemente le condizioni di stabilità, temperatura e umidità (un vero e proprio laboratorio tecnologico viaggiante) la celebre tempera su tavola che Leonardo dipinse a vent’anni dovrebbe essere al sicuro. «Oltre a tutto - precisa ancora la sovrintendente - si trova in eccellenti condizioni di salute, dopo il restauro del 2000. Sia la tempera sia il supporto ligneo sono perfetti e non rischiano danni».


Ma c’è chi, come il direttore degli Uffizi Antonio Natali, da sempre contrario allla trasferta, non ha neppure assistito al distacco del dipinto dalla parete della sala numero 15. «Capisco la sua posizione - dichiara la sovrintendente - il direttore era soprattutto contrario al, sia pur temporaneo, depauperamento degli Uffizi, privati, anche nei confronti del pubblico, di una celebrità».

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