Messina, i rapporti che annunciavano il disastro

Un documento della Protezione civile parla di "rischio idrogeologico elevato" e di "dissesto diffuso" nella zona. Qualcuno sapeva, ma non ha fatto nulla. Nella zona si continua a scavare: l'ultimo bilancio è di 24 vittime. Guarda i video: 1 - 2

Messina, i rapporti che annunciavano il disastro

Messina - C’è una relazione che potrebbe far saltare il banco. L’ha redatta la Protezione civile nell’ottobre del 2008 e l’ha pure consegnata alla Procura della Repubblica. Il disastro di Giampilieri Superiore era realmente un disastro annunciato. Nel documento della Protezione civile siciliana si parla di «rischio idraulico e idrogeologico elevato». Di pericoli «connessi a interventi eseguiti su quelle montagne». Interventi che potrebbero essere stati effettuati «anche in violazione delle vigenti norme del testo unico sulle acque e sulle opere idrauliche e alla normativa edilizia e urbanistica».

La relazione è nata dal protocollo d’intesa siglato tra Protezione civile, Comune e Università di Messina e attraversa dieci anni di storia del territorio. Sotto esame erano finite le alluvioni avvenute in quella zona tra il 1996 e il 25 ottobre del 2007. E in quelle pagine era segnalato come «il dilagare del processo di urbanizzazione abbia reso sempre più critiche le condizioni di vivibilità delle aree più vulnerabili del territorio». La fotografia che era stata inviata alla Procura era indubbiamente impietosa. «Gli alvei dei torrenti – si legge ancora in questo documento – vengono frequentemente utilizzati per la viabilità, le discariche, le occupazioni e le costruzioni abusive ed i parcheggi». La parola magica compare più avanti, quando si parla di «dissesto diffuso» e di «esistenza di elementi di criticità che vanno assolutamente attenzionati al fine di adottare interventi strutturali e non strutturali utili ai fini della salvaguardia della popolazione». Basterebbe questa relazione per chiarire che la tragedia se non era annunciata, era però prevedibile. Il territorio era in crisi, il pericolo di crolli e frane concreto e imminente. Insomma, qualcosa si doveva fare e non si è fatto.

È per questo motivo che è scattata l’inchiesta della Procura. È per questo motivo che la Procura ha incaricato il medico legale Fabrizio Perri di eseguire l’esame esterno su 19 dei 24 corpi sin qui estratti dalle macerie e dal fango. L’obiettivo è capire qualcosa di più, analizzando anche le condizioni delle salme. Su tutte e 19 è stata eseguita una tac, insieme alla visita esterna. Gli altri cinque cadaveri verranno esaminati nei prossimi giorni e lo stesso accadrà per tutte le vittime di questa tragedia. Nella speranza che serva a capire qualcosa in più. E mentre ieri sera il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha rassicurato sul numero dei dispersi, «c’è la ragionevole certezza che siano nove e non 35-40» ha detto a Porta a Porta, il procuratore capo Guido Lo Forte continua a raccogliere informazioni per quel che riguarda l’inchiesta vera e propria. Al momento non ci sono indagati, ma potrebbe essere solo questione di tempo. L’inchiesta, fin qui, è stata solo conoscitiva, ed è servita ad accertare le tragiche conseguenze del nubifragio della notte tra giovedì e venerdì che ha flagellato la zona sud di Messina e provocato morte e devastazione. Il reato ipotizzato per il momento è quello di disastro colposo. Il sostituto procuratore Francesca Ciranna e gli aggiunti Franco Langher e Ada Merrino che hanno in mano il fascicolo hanno dato mandato ai Carabinieri di avviare l’attività di indagine che si sta concentrando sulla raccolta di tutto il materiale che può avere un significato, non soltanto legato all’ultimo tragico evento ma anche a tutto quel che è accaduto durante e dopo la sera del 25 ottobre del 2007, il giorno della prima devastante alluvione di Giampilieri che provocò danni ingenti ma per fortuna non morti. In quell’occasione erano stati predisposti interventi, mai effettuati. La magistratura cercherà di stabilire se ci siano responsabilità amministrative per quel che non è stato fatto e valuterà eventuali colpe dirette o indirette. Sin qui aveva a supporto solo testimonianze e dichiarazioni. Il documento della Protezione civile potrebbe dare una prima svolta all’inchiesta. Qualcuno sapeva, anzi doveva sapere. Ma nessuno ha fatto quel che era giusto fare: intervenire sulle criticità del territorio di Giampilieri e Scaletta, mettere in sicurezza quelle zone. Fare in modo che venissero eliminati i pericoli, per evitare la tragedia di questi giorni. O almeno, questo è ciò che cercherà di accertare la Procura di Messina.

Trovare un colpevole, però, non servirà ad attenuare il dolore dei familiari delle vittime. Vittime di un evento meteorologico fuori dalla norma, vittime, forse, di un dissesto idrogeologico per il quale bisognava fare qualcosa.

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