LIstituto comprensivo di via Giacosa, al parco Trotter, è da un paio danni la scuola più multietnica della città. La presenza di alunni stranieri supera ormai il 50 per cento, ma il dirigente scolastico Francesco Cappelli si affretta a dichiarare: «Questa non è una scuola ghetto. Qui gli alunni sono per lo più nati in Italia, o sono a Milano da molti anni. Sono a tutti gli effetti cittadini italiani. Non è di loro che ci stiamo preoccupando». La vera preoccupazione è invece per i nuovi arrivati. Tanti: negli ultimi due anni se ne contano oltre 100 allanno. «Questo è il vero problema continua il professor Cappelli perché alle elementari abbiamo a disposizione un solo insegnante per la mediazione linguistica: la non conoscenza della lingua italiana è un handicap che dobbiamo recuperare a tutti i costi se vogliamo integrarli rapidamente. Siamo costretti a lavorare con le sole nostre forze». Un solo insegnante, dunque, per insegnare la nostra lingua a decine e decine di alunni che siedono sui banchi di scuola senza conoscere una parola ditaliano.
Ma questo è un problema che ormai coinvolge tutte le scuole milanesi dove, in qualche caso più in altri meno, il fenomeno è ormai fisiologico. Un fenomeno peraltro affrontato dallamministrazione scolastica con risorse del personale del tutto insufficienti e, soprattutto, con un criterio del tutto superato.
Per le scuole di Milano e provincia, infatti, sono disponibili solo cento posti. Troppo pochi. «Quel che è peggio osserva Rita Frigerio, responsabile della Cisl scuola è che la distribuzione di questi posti avviene senza un aggiornamento tempestivo dei nuovi alunni arrivati nelle scuole che hanno bisogno di imparare litaliano. Di conseguenza, le risorse non vanno alle scuole che devono affrontare le situazioni più complesse. Basta guardare a come sono stati assegnati i fondi per lintegrazione degli stranieri: alcuni giorni fa è stato pubblicato lelenco delle assegnazioni. La scuola di via Giocosa è in testa a questo elenco, ma con risorse decisamente insufficienti. Sono più di trecento gli istituti a cui sono destinati i fondi, ma quanti sono quelli che ne hanno veramente bisogno?».
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