Nonostante il mercato degli affitti sia in flessione, le abitazioni vuote, in alcuni casi anche per anni, le richieste dei canoni rimangono troppo alte. Come mai i proprietari immobiliari preferiscono tenere gli alloggi vuoti e rinunciare comunque a un reddito piuttosto che abbassare i profitti? Filippo Oriana, presidente dellAspesi, lassociazione dei promotori immobiliari è un esperto del comparto edilizio e immobiliare e fa una radiografia dei problemi del settore.
Presidente, ormai lofferta di case in affitto supera la domanda. Gli inquilini lamentano prezzi fuori dalla propria portata. Come mai?
«Oggi un monolocale costa anche duecento euro in meno rispetto a due anni fa. In centro e nelle zone semiperiferiche i prezzi sono scesi anche del 10 per cento. Però non è successo lo stesso nei valori delle compravendite. Gli acquisti immobiliari arrivano da dieci anni di prezzi in rialzo. È dunque chiaro che oggi chi vuole rientrare del capitale investito non sia disposto a scendere ulteriormente sui canoni di locazione».
Ma le case rimangono vuote. Chi ha bisogno di un appartamento in affitto sembra non avere mille euro al mese da spendere.
«È vero. Si tratta del classico cane che si morde la coda. Il problema va infatti affrontato a monte. Oggi un proprietario qualunque può contare su una redditività molto bassa: chi affitta una casa riesce a spuntare al massimo il 2% al netto delle tasse. Si tratta di una percentuale inadeguata rispetto allinvestimento iniziale. Il fisco si porta via oltre il 50% del reddito. A questi vanno aggiunti i costi di gestione, di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Cosa sarebbe necessario fare?
«Bisognerebbe abbassare la fiscalità immobiliare. Ma il governo sembra andare nella direzione opposta e non fa nulla per favorire il mercato dellaffitto».
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