dal nostro inviato a Reggio Emilia
Il nastro bianco e rosso chiude l'entrata al palazzo di giustizia. Adesso, dopo la mattanza a colpi di pistola, non passa nessuno. Ma fino a ieri mattina il grande edificio a ottagono era un porto di mare privo di controlli: niente metal detector, niente varchi elettronici, niente verifiche nelle borse, niente presidi agli accessi secondari, nulla di nulla. Dunque, zero problemi per Clirim Fejzo a entrare in tribunale con in tasca pistola e munizioni.
«Com'è possibile? Ce lo chiediamo da anni - sospira l'avvocato Rosanna Beifiori nel cortile del palazzaccio reggiano -. Ovunque vada, devo sempre superare controlli di tutti i tipi; in ogni tribunale italiano bisogna posare borse e valigette sui nastri e passare sotto i varchi come in aeroporto. Qui a Reggio, nulla. Il cancello principale è sempre aperto e privo di filtri, come quello secondario che apre tra le otto e mezzo e le 13. Qualche tempo fa con colleghi avvocati e amici magistrati ci siamo posti il problema. So che il presidente del tribunale aveva chiesto soldi e supporto per la sicurezza al ministero, a Roma. Ma la risposta era stata sempre la solita: non ci sono soldi». «Oltretutto - ricorda un pm oggi trasferitosi a Parma - nel 2004 cera già stata unaggressione».
Il palazzo di giustizia di Reggio, lungo la circonvallazione cittadina, ospita tribunale e procura.
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