Metalmeccanici: il sindacato dice no a 120 euro in più

Fiom e Fim: il negoziato è chiuso. La Uilm prima apre, poi si adegua. Le imprese decidono "elargizioni unilaterali" al posto del contratto. Ancora scioperi nelle fabbriche del Nord. Il ministro Damiano convoca le parti

Metalmeccanici: il sindacato 
dice no a 120 euro in più

Roma - Centoventi euro al mese: questa la proposta pressochè ultimativa della Federmeccanica per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, scaduto nel giugno del 2007. L’offerta prevede inoltre una una tantum da 250 euro e una perequazione da 230 euro l’anno. Si tratta di una «proposta finale con pochissimi margini di trattativa», spiega Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica. Davanti al rifiuto dei sindacati, aggiunge, le imprese del settore potrebbero decidere, come extrema ratio, una «elargizione unilaterale» ai dipendenti, in sostituzione degli aumenti contrattuali.

La risposta dei sindacati non si è fatta attendere: un un «no» secco di Fiom e Fim, mentre la Uilm avrebbe preferito andare avanti col negoziato. Al termine di un vertice serale, però, anche i metalmeccanici della Uil rientrano nel fronte sindacale: con Federmeccanica, dunque, è rottura. «L’ultimatum non è accettabile. Per noi il negoziato è finito, andiamo al ministero del Lavoro», annuncia Gianni Caprioli, segretario della Fim-Cisl. Anche per la Fiom-Cgil, la trattativa è conclusa. Il segretario Gianni Rinaldini preannuncia nuovi scioperi e sollecita un intervento di Romano Prodi. «Ogni accordo è impossibile. L’offerta resta quella di prima - spiega -: 120 euro al mese spalmati per 30 mesi corrispondono, di fatto, a 100 euro per due anni. E siccome è stata presentata come ultimativa - aggiunge - la proposta non è accettabile». Il segretario della Uilm Antonino Regazzi aveva invece riconosciuto progressi nell’offerta di Federmeccanica, ma non si è spinto fino alla rottura con Fim e Fiom. Alla fine i sindacati concludono: «Non ci sono le condizioni per andare avanti».

Alla stretta finale sul contratto si era giunti ieri sera, al termine di una riunione del comitato di presidenza di Federmeccanica. L’offerta è superiore all’ultima proposta (100 euro + 5) fatta dagli industriali, e a quella dei sindacati (117 euro), che tuttavia avevano chiesto altri 30 euro a favore dei dipendenti privi della contrattazione di secondo livello. La durata della parte economica del contratto dovrebbe essere, secondo gli imprenditori, di 30 mesi, contro i 24 proposti da Cgil-Cisl-Uil. Le divergenze non si limitano alla parte salariale, ma riguardano anche la parte normativa, in particolare la flessibilità (periodo massimo dei contratti a termine e interinali, ferie, due sabati lavorativi obbligatori, due permessi annui retribuiti a disposizione delle aziende).

Nella giornata si sono svolti scioperi, più o meno spontanei, in moltissime aziende metalmeccaniche in Lombardia, Piemonte, Emilia, Toscana. A fianco dei metalmeccanici è sceso il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, che ha chiesto un intervento del governo per risolvere la vertenza.

Solidarietà ai Cipputi «che pagano da soli le inefficienze di un intero Paese» è giunta anche dal ministro dell’Interno, Giuliano Amato. E ieri, a tarda sera, il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha convocato per oggi sindacati e aziende al ministero del Lavoro.

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