Porte aperte alla Fiom, se e quando vorrà tornare a parlare di contratti e Fabbrica italia. Ma sulle deroghe al contratto del 15 ottobre 2009 e quindi sul sostegno al piano per rilanciare la Fiat, Federmeccanica, Film e Uilm vanno avanti anche senza le tute blu della Cgil. Ieri la federazione dell’industria metalmeccanica e i sindacati di settore di Cisl e Uil hanno raggiunto l’accordo sulle deroghe al contratto nazionale dei metalmeccanici. Firma che apre la porta a «intese modificative», nel senso che il contratto dei meccanici potrà essere cambiato localmente su indicazione dei sindacati e delle associazioni delle imprese, per rispondere a situazioni di crisi o per salvaguardare l’occupazione in aziende che intendano investire e crescere. I sindacati hanno ottenuto che non siano modificati i minimi tabellari dei lavoratori, così come gli scatti di anzianità e l’elemento perequativo per chi non ha contrattazione di secondo livello.
L’intesa serve a sbloccare l’investimento della Fiat su Pomigliano d’Arco, ma non si tratta di un provvedimento ad hoc, perché la possibilità di modificare il contratto - ha spiegato il presidente di Federmeccanica Pierluigi Ceccardi - non riguarderà solo l’auto, ma «tutte le aziende che ne hanno bisogno».
La Fiom non ha partecipato perché non aveva siglato il contratto del 2009. Ma Ceccardi ha invitato i metalmeccanici della Cgil a sedersi a tutti i tavoli, in particolare quello ad hoc sul settore auto proposto da Federmeccanica, che però adesso Fim-Cisl e Uilm non vedono di buon occhio.
Dal canto suo la Fiom e la Cgil hanno bocciato l’intesa alla radice. Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini considera l’apertura alle deroghe del contratto che la Cgil non aveva firmato come uno «strappo democratico gravissimo perché non hanno nessun mandato a firmare». Durissimo anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, secondo il quale l’accordo di ieri «è una scelta sbagliata per Confindustria e Federmeccanica perché porterà inevitabilmente a non avere un contratto nazionale degno di questo nome». In sostanza il sindacato della sinistra prende spunto dall’intesa per ribadire un no secco alla riforma dei contratti e mettere in discussione la rappresentatività dei firmatari.
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