Questa è, oltre a tutto il resto che abbiamo detto, una Finanziaria a ondate. Ogni giorno ne arrivano di nuove. Alcune si infrangono contro degli scogli che sono poveri cittadini senza voce e li sommergono. Altre sbatacchiano contro gli scogli e tornano indietro, come nel caso del premio Nobel Rita Levi Montalcini.
Dal governo avevano detto che avrebbero tagliato qualche centinaio di milioni alla ricerca. La signora Levi Montalcini che è premio Nobel, che onora il nostro Paese con la sua vita e con le sue importanti ricerche e scoperte che ne fanno una delle scienziate più importanti del mondo. Ma tutto questo al governo interessa meno. Quello che interessa a Prodi e compagni è che la signora e senatrice a vita vota. E che senza quel voto la Finanziaria rischierebbe di non passare. E allora, voilà, i soldi per la ricerca. In qualche ora il governo ha cambiato la politica della ricerca: quello che prima non era necessario, lo è diventato, ciò che prima poteva essere tagliato non è stato neanche sfiorato. Anche se in questa interminabile tiritera il ministro smentisce il proprio governo. Hanno perso le forbici: di fronte alla paura di andare a casa, i membri del governo Prodi fanno come quei pesci che cambiano colore e prendono quello del fondo del mare per non farsi vedere. Ci provano: poi dipende. Se trovano spazio e nessuno che li può disturbare, procedono, se no cambiano colore e tornano indietro e ci provano con altri. E cos'è che li fa cambiare idea? Le rivendicazioni di alcuni diritti? Manco per sogno. Le proteste di intere categorie produttive? Neanche a parlarne. Qualcuno che si fa voce di chi voce non ce l'ha e segnala dei provvedimenti totalmente sbagliati e ingiusti? Macché. Tutti questi fanno parte di coloro che, secondo il professor Prodi, vanno a comporre le file del Paese impazzito perché non gli va dietro.
Tornano indietro solo di fronte al voto e quello della Levi Montalcini pesa, e molto. Tanto quanto può pesare per l'allegra brigata che governa l'Italia il rimanere attaccati al seggiolone di Palazzo Chigi e dei vari ministeri.
Merita soffermarsi su un'altra invenzione di questi intelligentoni del governo. Sembra che vogliano introdurre una norma per la quale i lavoratori anziani potrebbero ridurre il loro orario di lavoro (mettiamo qualche ora al giorno) per favorire il lavoro dei giovani. Qui emerge un altissimo senso del lavoro e dell'impresa che hanno sempre questi signori. Non sappiamo a quali lavori si riferiscano ma se non si riferiscono alla sbucciatura delle banane, delle noccioline e di affini, tutto il resto, come è noto a chiunque abbia fatto qualcosa in vita sua, è ben difficile farlo così, diciamo un po' per uno. E poi, ci hanno tartassato gli organi della pazienza per anni col fatto che la precarietà non produce affiatamento nelle aziende e ora - non si sa perché e percome - se ne escono con questa trovata che non sta in piedi neanche a forza. Ma cosa cavolo vuol dire far lavorare un giovane qualche ora al posto di un anziano. Altro che precarietà, qui siamo al lavoro allo stato gassoso.
Questi veri e propri professionisti del rigore, come spesso si sono definiti Prodi e Padoa-Schioppa, un rigore lo stanno provocando: è il freddo che sta calando su buona parte dell'elettorato che ormai è diviso in chi non è d'accordo con loro perché non condivide quello che fanno e in chi non capisce più nulla in quello che vogliono fare e non è d'accordo per questo.
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