Fabrizio Aspri
da Roma
Spalletti voleva la «continuità». E la sua Roma, più col cuore che con la classe, lha pescata allOlimpico per riporla nella bacheca e dare un senso allexploit di San Siro. Tutto qui. O quasi. Perché la squadra giallorossa, al cospetto di un Ascoli grintoso, è apparsa la lontana parente di quella che quattro giorni fa, alla Scala del Calcio, aveva rinchiuso in un cassetto dubbi e tabù. Ieri, oltre a battere in casa una duellante bianconera, dopo gli schiaffoni rimediati con Udinese e Siena, lundici di Spalletti ha fatto poco o niente. Certo, ha conquistato il secondo successo di fila, ha confermato lottimo stato di forma di Panucci e la rinascita psico-fisica di Perrotta. Allappello, contro i marchigiani, è mancato lo squalificato Totti. E la luce, come era prevedibile, si è accesa solo a tratti. Quel che conta è la classifica, diranno in molti. E guai a non pensare positivo. Anche perché la graduatoria, duello dopo duello, si sta facendo più consona alle aspettative. La Roma ha giocato con passione e dopo aver trovato il gol nel primo tempo, ha sofferto e stretto i denti per lintera ripresa. Quando, dopo essere stata raggiunta sul pareggio, ha agguantato i tre punti in pieno recupero. Senza il capitano e quel suo guizzo sulla trequarti, gli avanti hanno latitato ed offerto prestazioni opache. E non è un caso che le reti giallorosse, portino la firma di due difensori.
Per sbloccare il duello serve un colpo di testa di Panucci, sugli esiti di una punizione di Chivu: palla nel sacco, terzo gol in campionato e brindisi al prolungamento di contratto. Tutto bene. Ma dopo un palo di Mancini, servito da Montella, i padroni di casa iniziano a spegnersi e lAscoli sale in cattedra. E nella ripresa, con Bjelanovic al posto di Ferrante, sfiora il gol in tre occasioni. Per far esplodere di gioia lOlimpico, però, ci vuole lingresso in campo di Tommasi, fermo ai box da oltre un anno. I sorrisi si alternano alle lacrime. Chivu, espulso per una gomitata a Bjelanovic, lascia la Roma in dieci.
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